La Giunta per le Autorizzazioni della Camera deciderà domani mattina se dire ‘sì’ o ‘no’ alla richiesta di autorizzazione all’arresto trasmessa dal Gip di Napoli nei confronti del deputato del Pdl, Alfonso Papa, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. La decisione di far slittare il voto, si spiega nella maggioranza, dipenderebbe sostanzialmente da due motivi: dare alla Lega più tempo per decidere il da farsi (‘li terremo un po’ sulle spine”, ha detto oggi Umberto Bossi); dare più spazio alla discussione generale e alle ragioni di Papa. Quest’ultimo, infatti, oggi ha concluso la sua audizione, ha risposto ad alcune domande e ha presentato nuovi atti dai quali, a suo dire, emergerebbe ancora di più il “fumus persecutionis” che i magistrati di Napoli avrebbero nei suoi confronti. Il rinvio sarebbe stato anche una sorta di compromesso con il Pdl. I berlusconiani oggi avrebbero voluto chiedere più tempo per completare l’istruttoria. Ma, alla fine, si sarebbe deciso di soprassedere spostando solo il voto a domani, giusto alla vigilia della scadenza del tempo massimo concesso per completare l’istruttoria: il 15 luglio. La vicenda di Alfonso Papa poi dovrà essere votata dall’Aula il prossimo 20 luglio.

Intanto dopo le voci di dimissioni del capo di Stato maggiore della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, anche lui rimasto coinvolto nell’inchiesta sulla P4, arriva oggi la smentita dai vertici delle Fiamme gialle. Dal Comando generale si apprende infatti che le voci sono “infondate”. E si sottolinea che il capo di Stato Maggiore, “promosso l’anno scorso generale di Corpo d’Armata con decorrenza 1 luglio 2011, quando assumerà il grado sarà assegnato ad un nuovo incarico coerente con il grado di generale di Corpo d’Armata”. Al momento, dicono al Comando generale, il provvedimento non è ancora operativo perché la procedura per la nomina del generale (che è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento) non è ancora ultimata. La procedura prevede l’invio del verbale della commissione superiore per l’avanzamento al ministro delle Finanze, per il visto. Il verbale viene poi trasmesso al Consiglio dei ministri per la delibera e successivamente arriva al Quirinale per la firma del Presidente della Repubblica, che emette un decreto di nomina.

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