C’è qualcosa di vertiginoso. Afferrare un secolo, scuoterlo dalle fondamenta sino a sviscerarne gli anfratti più reconditi e oscuri. Ecco cosa può fare un libro: quasi seicento pagine che, una dopo l’altra, affondano uno sguardo acuto nelle pieghe nascoste della cultura europea. Questo è Massa e potere, il capolavoro di Elias Canetti (in italiano pubblicato da Adelphi).

Non un libro qualsiasi. Più una battuta di caccia, nella quale la preda è il “potere”. I personaggi, uno dopo l’altro, entrano in scena: sono il persecutore e la vittima, il testimone e la preda, il tradito e il traditore, il potente e lo schiavo – figure che abitano la scena di quel ventre possente, tanto affascinante quanto spaventoso, che è il Novecento. Un secolo che, fra l’altro, ha vissuto la crisi delle categorie politiche della modernità.

Canetti ha saputo scorgere quest’orizzonte capendo, più di altri, che il potere è una verità nascosta, una verità che addirittura si nasconde anche a se stessa. E proprio per questo va cercata. Ieri come oggi. È questo il senso del volume Leggere Canetti. “Massa e potere” cinquant’anni dopo, curato da Luigi Alfieri e Antonio De Simone, che l’editore Morlacchi di Perugia ha appena mandato in libreria. Non uno studio su Canetti, ma con e attraverso Canetti: e difatti nasce a Urbino, dove nella sua università da più di vent’anni la cattedra di Antropologia culturale produce ricerche in questo senso.

Gli autori, tutti eccellenti studiosi di filosofia politica, si sono raccolti con questo stesso spirito: oltre ai curatori, Domenico Scalzo, Laura Bazzicalupo, Roberto Escobar e Cristiano Bellei. E hanno fatto molto bene a celebrare il cinquantenario di un libro che, nonostante il Nobel al suo autore, rimane “minore”. Questo perché, spiegano i curatori, Massa e potere non è mai stato di moda, anzi è decisamente anomalo e fuori da qualsiasi schema: «Un libro con una bibliografia vastissima in cui non c’è neanche uno degli autori “giusti”. Un libro praticamente senza note. Un libro che nessuno studioso che si rispetti dovrebbe permettersi di scrivere. Un libro che ogni giovane incamminato sui gloriosi sentieri dell’accademia dovrebbe considerare una sorta di compendio di quello che “non si fa”».

Eppure parliamo di un libro titanico «che guarda la morte stessa negli occhi dalla prima all’ultima pagina contendendole ogni centimetro di terreno, senza arretrare mai, senza fare nessuna concessione, senza mai avvertire nella lotta contro il nemico per eccellenza invincibile alcun senso di sconfitta». Massa e potere ha ancora una forza impetuosa, come dimostra quanto sta accadendo dall’altro lato del Mediterraneo, dove la massa e il potere si affrontano oggi proprio come racconta Canetti.

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