Il 27 giugno scorso il presidio permanente che impediva l’inizio dei lavori dal cantiere Tav è stato sgombrato brutalmente dalle forze dell’ordine. La zona della Val di Susa è di nuovo militarizzata, come nel 2005.

Le militanti e i militanti No-Tav hanno convocato una manifestazione nazionale per domenica 3 luglio. Con le altre Diversamente Occupate ho cercato di contattare alcune donne del movimento, Maria Chirio e Barbara Debernardi, e sono partita per la Valle.

Ho partecipato al corteo istituzionale e ho parlato con tante donne: quelle della valle, le sindache, quelle venute da tutte le parti d’Italia per manifestare insieme il loro No al progetto dell’alta velocità.
In molti mi hanno chiesto da dove venissi e alla risposta “Roma” ho visto tanti volti aprirsi in un sorriso, al pensiero, credo, di una lotta che è loro, ma anche mia e di altri.

Il corteo è gioioso, ma non per questo meno determinato. Arrivo fino in fondo al percorso in modo nient’affatto lineare. Salgo su dirupi, scendo lungo il fiume, conosco la Valle e la gente che manifesta.
A Chiomonte incontro Maria e Valery Francone. Parliamo del nodo profondo tra i vari movimenti sparsi per tutta Italia, da quello studentesco per l’istruzione pubblica ai comitati per l’acqua, dalle donne di Terzigno al No dal Molin, solo per nominarne alcuni che hanno attraversato i nostri territori. Loro avvertono la stessa corrispondenza: “Sono movimenti che hanno come scopo quello di non autodistruggersi, di rispettare la dignità umana”, dicono.

Chiedo cosa portino di nuovo secondo loro nella politica, rispondono: “Consapevolezza, passione, partecipazione. È la prima volta che sento che un movimento riscontri una consapevolezza politica in tutta Italia, e questo fa sì che non sia solo un problema locale ma nazionale”.

Mentre accade questo scambio un elicottero sorvola continuamente la Valle, avviserà le forze dell’ordine che sono a terra degli spostamenti dei manifestanti, penso.

Al mio ritorno di quella gioia e di quegli scambi intensi sui giornali non c’è traccia.
Trovo una mail di Barbara, che non aveva fatto in tempo a leggere il mio messaggio e mi risponde solo ora, “questa sera vado di pancia, perché è anche grazie al vostro messaggio, che ho appena letto, che non mi va di abbattermi, anche se ho appena spento la televisione. Alla manifestazione di oggi eravamo oltre 60-70 mila persone pacifiche. Eppure i media nazionali (ma non il Fatto) questa sera ci hanno dipinti come violenti. Stiamo difendendo gli interessi di tutti e ci descrivono come pericolosi, ridicoli e ottusi egoisti”.

C’è stanchezza, delusione e rabbia nella sue parole, eppure alla fine scrive che ce la faremo, “unendo le fatiche, le indignazioni, gli sconforti, ma anche i sogni, le passioni e gli ideali di tutti noi”.

Roberta Paoletti – Diversamente Occupate

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