Cresce l’adesione agli “stress test”, i controlli voluti dalla Commissione europea in seguito alla tragedia di Fukushima e avviati all’inizio di giugno per verificare la sicurezza degli impianti nucleari dell’Ue. Sette nazioni esterne all’Unione si sono accordate in questi giorni con Bruxelles per condurre volontariamente questo tipo di accertamenti. Oltre alla Svizzera, che ha deciso addirittura di abbandonare definitivamente l’energia atomica, sottoporranno le proprie centrali ai test europei anche Bielorussia, Croazia, Turchia, Armenia, Ucraina e Russia. Particolarmente importante la presenza di quest’ultima, vera e propria potenza nucleare che ha già stanziato fondi per la costruzione di nuovi reattori nei prossimi anni. Sale così a 196 il numero di reattori sotto controllo. I sette Paesi interessati hanno aderito riconoscendo la necessità di un approccio consistente verso la sicurezza nucleare da parte di tutte le nazioni che fanno uso dell’energia atomica, vista la natura transnazionale degli incidenti nucleari.

Gli stress test, suddivisi in tre fasi (una preliminare, in cui si devono fornire le caratteristiche dell’impianto; un esame da parte delle autorità nazionali sulle capacità di resistenza a catastrofi nucleari ed errori umani; infine un controllo dei rapporti da parte di gruppi internazionali specializzati), stanno portando gli operatori a focalizzarsi sull’eventualità di subire, come a Fukushima, gli effetti di incidenti naturali quali inondazioni e terremoti, o la perdita delle funzioni dei sistemi di sicurezza dei reattori.

Entro il 15 agosto gli operatori impegnati in questa serie di controlli dovranno inviare una relazione sull’andamento delle prove ai regolatori dello European Nuclear Safety Regulator Group (Ensreg), il gruppo indipendente della Ue formato dalle massime autorità per la sicurezza nucleare dei 27 Paesi membri. Che, invece, avrà tempo fino al 31 dicembre per inviare alla Commissione europea una relazione sui risultati e le considerazioni finali relative alle condizioni dei 196 reattori esaminati.

I controlli non finiranno lì, ma continueranno fino alla metà del 2012. A ricordarlo è stato il commissario Ue all’Energia, Günther Oettinger, per il quale “La sicurezza delle centrali nucleari costituisce una priorità assoluta per l’Ue e rimarrà tale”. “Faremo tutti gli sforzi per assicurare gli standard di sicurezza più elevati sia negli impianti nucleari dell’Unione europea che in quelli vicini ai confini”, ha aggiunto il commissario. La parte più difficile? “Far rispettare i criteri con tutto il rigore necessario”. Soprattutto ora che i controlli interesseranno, appunto, anche nazioni extra-europee.

Per Stefano Laporta, direttore dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e rappresentante italiano alla prima Conferenza europea sulla Sicurezza Nucleare, svoltasi presso la sede Ue di Bruxelles il 28 ed il 29 giugno: “L’evento di Fukushima ha confermato che gli incidenti nucleari non hanno frontiere e che le responsabilità di ciascuno Stato nell’uso pacifico dell’energia nucleare devono accompagnarsi ad efficaci meccanismi di revisione internazionale”. Cruciale in questo momento il ruolo del vecchio continente: “Gli stress test avviati sugli impianti nucleari in Europa”, ha sottolineato Laporta, “sono stati presi a modello per proporne l’estensione su scala globale, poiché considerati i più efficaci da mettere in campo nell’immediato”.

Ma la sicurezza non si limita alla produzione di energia: interessa anche la gestione dei rifiuti radioattivi. Per questo il Parlamento europeo ha proposto di vietare le esportazioni di scorie nucleari dall’Ue a Paesi terzi. Il motivo? I 7mila metri cubi di scorie prodotte ogni anno dalle 143 centrali dei Paesi membri vengono in gran parte spediti in nazioni in cui, spesso, la loro gestione avviene in modo non sicuro o irregolare.

Richieste anche regole più severe per la protezione dei lavoratori, soprattutto in seguito agli incidenti verificatisi nelle ultime settimane. Per l’Europarlamento, infatti, le persone impiegate nel settore nucleare devono ricevere una protezione adeguata: “Le autorità nazionali – affermano da Strasburgo – dovrebbero avere il potere di procedere regolarmente a delle valutazioni della sicurezza nucleare, ad inchieste e controlli e, se necessario, prendere misure esecutive”.

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