Il consiglio nazionale del Pdl di giovedì ha una portata rivoluzionaria per la comunicazione politica sui social media. Niente sarà più come prima. In pochi, infatti, hanno notato una grande novità: sulla fanpage Facebook di Silvio Berlusconi sono comparsi gli aggiornamenti in tempo reale. Il grande assente della battaglia su Facebook ha finalmente mosso il suo primo passo sul social media più popolare (20 milioni di iscritti in Italia, 700 nel mondo).

Il posizionamento web del Premier è stato oggetto, negli anni, di numerose speculazioni. La scelta effettuata dagli strateghi del Pdl è stata diversa, infatti, da quella dei suoi principali oppositori: la presenza sui social media è stata molto scarsa, quasi nulla su Facebook, del tutto assente su Twitter, molto disordinata su Youtube (dove, comunque, si è preferito puntare sulla comunicazione del Pdl). Si è preferito puntare su social network proprietari e chiusi, su tutti il portale www.forzasilvio.it, dove la partecipazione è riservata agli iscritti e le attività di comunicazione erano oggetto di meccanismo di moderazione.

Per mesi la pagina Facebook di Berlusconi, che oggi conta oltre 300mila fan, è stata silente e questo ha condotto all’opinione, largamente condivisa, tra gli addetti ai lavori, che in realtà quello spazio non sia ufficiale.

Nelle ultime settimane, in realtà, qualcosa era cambiato: la fanpage del Presidente del Consiglio aveva fatto registrare un balzo improvviso, circa 80000 iscritti in 24 ore, a fronte di nessun particolare cambio di strategia comunicativa. In un primo momento si era pensato a un’oscura operazione di iscrizione di massa di finti profili creati appositamente per aumentare la base di iscritti. Successivamente ha prevalso un’altra teoria: lo staff di Berlusconi ha chiesto, probabilmente sotto compenso, di far commutare gli iscritti a tutte le altre pagine a nome di Berlusconi in un unico spazio.

A sostegno di questa tesi arriva proprio la prima diretta Facebook di un evento di rilievo nazionale del Pdl: probabilmente i recenti risultati delle amministrative e dei referendum hanno indotto lo staff del Premier a un repentino, seppur tardivo, cambio di strategia.

Non basta aggiornare una pagina per ricevere valanghe di commenti; ancor più difficile è riceverne di positivi quando l’opinione pubblica interessata alla politica e attiva sul web è abituata a criticare il Premier (nell’unico luogo dove può farlo): per Berlusconi si preannuncia un percorso lungo e pieno di insidie, che non potranno certamente essere superate con le retoriche dei mezzi tradizionali.

Però quei pochi aggiornamenti durante l’acclamazione di Alfano segnano uno spartiacque irreversibile tra prima e dopo. Ora che tutti i principali attori della politica italiana hanno marcato la loro presenza sui nuovi media, esserci non basta più.

Chi non è ancora sui social media è diventato improvvisamente vecchio. Chi si limita a replicare le strategie di comunicazione ideate sui mezzi tradizionali, immaginando Internet come una specie di ‘mercato elettorale’ asettico, fatto di giovani brufolosi che non seguono la politica, dimostra di non aver minimamente colto la portata innovativa di ciò che è successo in Italia negli scorsi mesi.

Chi utilizza Facebook solo in campagna elettorale non potrà certamente evitare che gli utenti, non potendo parlare col politico, parlino del politico, senza che il politico stesso possa spiegare, spiegarsi, difendersi, ascoltare i cittadini e prevenire le crisi comunicative prima che si manifestino sui temutissimi giornali.

Ma dopo la diretta Facebook di Berlusconi sono diventati ‘normali’ anche quei politici considerati fino a oggi eccellenze della comunicazione politica online in Italia “solo” perché aggiornavano la loro pagina con costanza, spesso limitandosi a offrire contenuti in modo accattivante ma concentrando poco tempo e soprattutto pochissime risorse umane ed economiche sull’ascolto e la gestione del feedback degli utenti.

Dal primo luglio 2011, però, siamo nella seconda stagione della comunicazione politica online, dove i migliori dovranno:

aggiornare Facebook e Twitter in prima persona, da computer, da tablet o da dispositivo mobile;

realizzare almeno un video al giorno, con l’ausilio del proprio staff, o in autonomia con una webcam o con il proprio telefonino;

leggere i commenti sui propri profili, e rispondere in prima persona quando è richiesto un intervento diretto. In alternativa delegare l’ordinaria amministrazione ai propri collaboratori;

coinvolgere gli altri protagonisti della squadra di governo (ministri, assessori, consiglieri, dirigenti, Presidenti di aziende municipalizzate o partecipazione pubblica);

creare spazi istituzionali sui social media per gestire in modo professionale la comunicazione ‘di servizio’, evitando di cadere nel classico effetto-parafulmine per cui, ad esempio, un sindaco (o un Presidente del Consiglio) deve rispondere a nome di tutta l’istituzione perché è percepito come il primo attore istituzionale, il più vicino al cittadino, o come il diretto responsabile politico;

sviluppare una propria strategia di comunicazione indipendente sui nuovi media, che tenga conto di una nuova agenda politica, dettata dalle domande e dalle richieste dei cittadini. Quando l’agenda online coincide con quella offline, è possibile incrociare i flussi di comunicazione e raddoppiare la potenza dell’azione.

Tutto è possibile, gli strumenti sono maturi, l’opinione pubblica italiana anche. Lo sarà la politica?

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