La prima pagina di Libero del 26 giugno 2011Confesso: sono io il vicecapo della P4. Il capo è Marco Travaglio: lo ha scritto Libero in prima pagina, domenica 26 giugno. L’allegro quotidiano di Maurizio Belpietro ha nascosto in un trafiletto la notizia del giorno (indagato il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi, con l’accusa di aver passato notizie segrete a Luigi Bisignani). In compenso ha riempito prima pagina e pagina tre con la sensazionale rivelazione: “C’è Travaglio dietro la P4”. Spiegazione: “La fonte di Bisignani era il Fatto. Il cui cronista Barbacetto telefonava al faccendiere”.

A leggere l’articolo, si capisce che non ci crede neanche il povero autore dello scoop, tal Martino Cervo, che allinea parole in libertà in cui spiega che il Fatto aveva dedicato a Gianni Letta il titolo d’apertura del suo primo numero, il 23 settembre 2009 (Indagato Letta. Da dieci mesi. E nessuno ne parla). E racconta un brogliaccio delle indagini in cui si dice che a Bisignani ha telefonato, il 24 settembre 2010, il sottoscritto. Sufficiente per scrivere, nella titolazione: “Nelle carte anche Barbacetto”.

A qualunque giornalista risulterebbe chiaro che c’è una certa differenza tra cercare notizie per scriverle sul proprio giornale e farsi dare ordini per imbastire campagne e alimentare la macchina del fango. Tra prendere notizie e passare informazioni. Tra chiedere un’intervista (peraltro rifiutata) e obbedire ai comandi di chi pilota una fetta dell’informazione. A qualunque giornalista, appunto.

Per il resto, contano gli articoli scritti. Su Bisignani, L’uomo che collega, ho scritto sul Fatto per la prima volta il 24 luglio 2010, quando ancora la P4 non si sapeva cosa fosse:

«Non troverete il suo nome nelle carte giudiziarie delle tante inchieste in corso sugli scandali di questa caldissima estate 2010. Eppure è il nome che le collega tutte. Non parliamo di responsabilità penali, che son faccende da magistrati. Ma di rapporti, contatti, relazioni. Chi è l’uomo che unisce, a un livello alto, lobbisti della “nuova P2”, uomini della “cricca”, personaggi della “banda larga” di Finmeccanica? Luigi Bisignani è un punto di convergenza».

Nel settembre 2010, sui giornali tiene banco “la macchina del fango”, dalla campagna del Giornale contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo, a quella contro Gianfranco Fini e la sua casa di Montecarlo. Sul Fatto, scrivo del Network dei dossier in due articoli, il 24 e il 25 settembre 2010, evocando ancora Luigi Bisignani:

«Senza scomodare le barbe finte, c’è un nome che viene da giorni evocato e sussurrato a mezza voce a proposito di questa vicenda: Luigi Bisignani. È lui l’uomo che, secondo gli amici di Fini, passa notizie a Dagospia. Il sito è da tempo attivo in due campagne: quella contro il presidente della Camera e quella contro Alessandro Profumo, il “Mister Arrogance” fino a martedì sera al vertice di Unicredit. Bisignani ha un ruolo in entrambe le partite. È l’uomo che collega, che realizza campagne, che rende operative le strategie e realizza i desideri dei suoi autorevoli referenti politici (Gianni Letta), finanziari (Cesare Geronzi), economici (Paolo Scaroni). È il punto alto di convergenza tra “cricche” e “bande larghe”, vecchie e nuove P2. Uomo brillante e intelligente, scrive romanzi gialli e parla, oltre che con Letta e Geronzi, con Angelo Balducci, con Guido Bertolaso, con Denis Verdini, con Pier Francesco Guarguaglini… Con Daniela Santanché, sua compagna fino a qualche tempo fa, aveva anche progettato di rilevare il
Giornale. Bisignani ha davvero, come sostengono i finiani, rapporti anche con Dagospia?». (24 settembre 2010)

Nei giorni in cui preparavo questi articoli, come vogliono le regole del giornalismo, faccio una telefonata al personaggio chiamato in causa, Luigi Bisignani. Parlo con la segretaria. L’incontro viene rifiutato. A scandalo P4 scoppiato, tiro le somme e scrivo per il Fatto un nuovo ritratto di Bisignani:

«“Quello è più potente di me”: Silvio Berlusconi non parla così dei suoi servi. “Quello”, ovverosia Luigi Bisignani, è dunque qualcosa di più e di diverso dei tanti personaggi che affollano (affollavano?) la sua corte. Certo, negli ultimi anni ha messo il suo enorme potere di relazione al servizio della stabilità del sistema, che in questa fase si regge sulla figura di Berlusconi. Ma “il Bisi” è uno che, in fondo, lavora sempre in proprio.

Il suo network di potere non era un mistero assoluto, neppure prima dell’inchiesta di Napoli. Tant’è vero che qualche (raro) articolo ha tentato di descriverlo (anche sul Fatto Quotidiano, fin dal luglio 2010). Ora, con migliaia di pagine di documenti a disposizione, è finalmente possibile disegnare con più nettezza la rete di relazioni che Bisignani ha costruito con il mondo della politica (attorno a Gianni Letta), delle aziende semi-pubbliche (da Paolo Scaroni a Pier Francesco Guarguaglini), della finanza (da Cesare Geronzi a Massimo Ponzellini), dell’informazione, della magistratura, dei servizi segreti…». (24 giugno 2011)

Dunque sono il vicecapo della P4. “Inesistente”, secondo lo stesso Libero (a pagina 4): ma come! Proprio adesso che sono vicecapo di qualcosa!

In alto, la prima pagina di Libero del 26 giugno 2011. Per ingrandire clicca qui

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