Da Parma ai referendum, dal berlusconismo alle prossime elezioni, passando dal nuovo vento dei movimenti. Sono gli ingredienti della “calda estate della politica italiana”. Riflessioni di una serata all’interno della corte rinascimentale dell’Hotel Ripagrande di Ferrara con ospiti Gianfranco Pasquino, professore di Scienze politiche, Nando Mainardi, segretario regionale della Federazione della Sinistra, Marzia Marchi del Comitato acqua pubblica di Ferrara, Mauro Zani, segretario Pci/pds a Bologna dal 1981 al 1991 ed ex deputato e parlamentare europeo. Al centro della tavola rotonda, a sollecitare domande e risposte, il caporedattore de Il Fatto Quotidiano Emilia-Romagna, Emiliano Liuzzi.

È Liuzzi il primo a gettare il sasso. Lo stagno è quello della giunta comunale di Parma, dove nonostante il terremoto di arresti eccellenti e proteste di piazza, il sindaco Vignali rimane ostinatamente attaccato alla sua poltrona. La miccia è accesa. Parma diventa il detonatore di quello che Zani definisce “un evento che attendevo da un quarto di secolo: uno visto clamorosamente in azione una nuova Italia”.

L’indignazione diventa l’innesco che fa tornare la gente in piazza. In piazza e alle urne. Come per i referendum su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento. Su questo punto interviene Marzia Marchi, che rivendica l’esito del 12 e 13 giugno come “una vittoria dei cittadini e non dei partiti, che invece sono saliti sul carro dei vincitori nell’ultima parte della corsa”.

La conferma di questi sostegni “viziati” che porteranno al “voltafaccia del Pd”, per usare le parole dell’ambientalista ferrarese, arriva dalla proposta di legge di Bersani “che cerca di riportarci indietro nel tempo”, secondo Marchi.

“Ma il fatto però che Berlusconi ha perso i referendum non vuole dire che la sinistra ha vinto”, mette le mani avanti Mainardi, che fa notare come “le politiche di privatizzazione appartengono a governi di centrodestra come di centrosinistra. Al momento c’è una inadeguatezza della sinistra a rappresentare il movimento e vorrei un polo unito che non si debba necessariamente affidare a un leader”.

“Se Berlusconi forse è finito, non lo è invece il berlusconismo”, avverte Pasquino, che prende il pallottoliere delle ultime tornate elettorali per fare i conti in tasca alle coalizioni principali. In mezzo al 45% degli elettori che vota centrodestra qualunque cosa succeda e quel 35% che vota centrosinistra – questo il suo ragionamento -, ci sono gli altri che non per forza di cosa vanno etichettati come “centristi”. Sono invece i cittadini che leggono, che si interessano e che soprattutto vanno a votare. A loro dobbiamo rivolgerci, facendo una proposta che sia chiara”.

Una proposta riassumibile in tre verbi: controllare, regolamentare, indirizzare. C’è anche il “partecipare” aggiunge Marzia Marchi, che deve essere “la nuova coniugazione del pubblico”. La portavoce del comitato locale dell’Acqua pubblica spende anche un’ultima parole sul possibile candidato del centrosinistra. È inutile rincorrere l’epopea dei leader, “visto che la politica dell’“anti”, è stata fino ad oggi fallimentare”.

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