“Abbiamo l’arruolatore, abbiamo il fidelizzatore e abbiamo, possiamo dire, l’amministratore del bordello, colui che paga le dipendenti, colui che si occupa della location”. E’ questa l’espressione esatta utilizzata dal pm di Milano Pietro Forno alla scorsa udienza preliminare per il caso Ruby. Una parola, “bordello”, su cui era scoppiato un caso. Tra le polemiche della maggioranza e la smentita del pm. “Abbiamo proprio tutti gli elementi di una struttura organizzativa”, aveva continuato il magistrato in udienza, riferendosi ai festini ad Arcore, residenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Di cui oggi si aggiungono nuovi particolari, come un bacio saffico tra Karima el Mahroug e Nicole Minetti, la consigliere regionale lombarda indagata per favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, insieme all’agente dei vip Lele Mora e al direttore del Tg4 Emilio Fede. Tutti “perfettamente consapevoli – riferisce l’accusa – della minore età di Ruby e di quel che accadeva ad Arcore”. “Ovvero –  continua Forno – che l’introduzione della minore era strettamente finalizzata a che la stessa acconsentisse al compimento di atti sessuali col Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi”.

“Un bordello per compiacere Berlusconi”, avevano sintetizzato le frasi di Forno le agenzie di stampa. Ed è stata subito polemica. “Dalle parole usate, ogni giorno che passa, il processo Ruby sembra sempre più una fiction di terz’ordine – ha commentato Jole Santelli del Pdl -. Alle prove e ai reati si sostituisce la fantasia e la morbosità”. “Una personale e accentuata ricostruzione accusatoria” anche per Maurizio Paniz, capogruppo Pdl della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Pronta era arrivata allora la smentita di Forno: “Non ho mai detto che Arcore era un bordello”. Il termine, precisava il pm, “è stato utilizzato come riferimento storico alla divisione dei compiti prevista dalla legge Merlin che, come noto, prevedeva la soppressione delle case chiuse”. Una precisazione “penosa”, secondo il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto.

Oltre al chiarimento sull’uso del termine “bordello”, dalla trascrizione dell’udienza emergono anche nuovi dettagli sul caso. Le dichiarazioni di Ruby, secondo Forno, hanno “una connotazione inequivocabilmente sessuale del suo coinvolgimento” ai festini a casa di Berlusconi. Il magistrato cita un episodio per tutti, che forse Ruby pensava “non avesse un’implicazione sessuale”, specifica. “Ma quando la ragazza racconta di essere stata coinvolta in un bacio saffico con la Minetti – spiega il pm -, sicuramente, beh, la ragazza ci descrive atti sessuali, a cui la Minetti partecipa, ma che coinvolgono tutti gli astanti”. Soprattutto il “fruitore finale” come lo chiama Forno, cioè il premier. “Sappiamo da tutta una serie di fonti assolutamente indipendenti – spiega il magistrato – che il fruitore finale aveva interesse per questo tipo di condotte, quindi non è un’invenzione della ragazza”. Quindi, conclude il procuratore aggiunto, “anche per questo verso è consentito affermare che la minore è stata coinvolta in atti sessuali che nella misura in cui sono stati ricompensati avevano una connotazione di tipo prostitutivo”.

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