Che differenza c’è, qual è la sfumatura che separa una festa di classe, dove scorrono barzellette eleganti e frizzano bevande analcoliche, da un festoso bordello, dove signorine pagate per farlo, si spogliano e si fanno toccare? Alla festa, per definizione, si viene invitati. Nessuno paga nessuno. Semmai porti il gelato. Alla festa una ragazza, al massimo, la incontri e, se ti dice bene, ti dà il suo numero di telefono. Al bordello, invece, la ragazza la affitti, acquisti le sue prestazioni.

I bordelli, in Italia, li hanno chiusi negli anni ’50. Ma la creatività individuale, talvolta, li riproduce. C’era “un bordello organizzato”, a casa del premier, secondo il Pm del processo Ruby. A organizzarlo, portando la materia prima (carne fresca femminile), pare proprio che fossero Lele Mora ed Emilio Fede, con la collaborazione, in veste di Kapò, dell’ex c.f.f. (carne fresca femminile) Nicole Minetti, ora consigliera regionale, grazie al sostegno attivo di don Formigoni. Il quale, tanto per ripulire il suo santino appannato, ha tolto il patrocinio della Regione Lombardia al Festival dei telefilm per la presenza di una serie troppo audace. Come prossima iniziativa ci aspettiamo che smetta di patrocinare anche la Minetti. O la realtà è meno diseducativa della fiction?

Il Fatto Quotidiano, 28 giugno 2011

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