Camicetta attillata, braccialetto di perle e biondi capelli sciolti, tra le dita una finta pergamena con sigillo di ceralacca, la pia Barbara Frale si è adagiata sulla quarta di copertina del suo Il principe e il pescatore (Mondadori) con la morbidezza ammiccante di una cover girl. Più che un libro, sembra un book. Nessuno riconoscerebbe in questa silhouette in controluce quella che viene definita nel risvolto una seria studiosa, «storica della Chiesa e della società cristiana, archeologa, paleografa, esperta di documenti antichi». E chi, del resto, può intuire dal colpo d’occhio della copertina – un mazzo di chiavi arrugginite sullo sfondo di un papiro indecifrabile – che si tratta (come recita il sottotitolo) di un saggio storico su «Pio XII, il nazismo e la tomba di San Pietro»? Uno penserebbe semmai all’ennesimo thriller fantaclericale di Dan Brown, o a una puntata della Confraternita del Pugnale Nero di J.R. Ward.

Immaginiamo lo sbalordimento dei librai, incerti dove piazzare il volume, se sul bancone della storia o su quello del fantasy, accanto a prodotti consimili come La porta di Atlantide di Giulio Leoni (Mondadori), La ribelle di Valeria Montaldi (Rizzoli) o La mappa del destino di Glenn Cooper (Nord). Ma l’equivoco non impensierisce gli editori, che proprio sull’ambiguità scommettono per scalare le classifiche e rimpinguare i profitti. A proposito di classifiche: lo sapevate che due libri finalisti dello Strega, quelli di Edoardo Nesi e Luciana Castellina (gradevolissimi entrambi, sia detto per inciso) sono in lista nella saggistica? Giustamente, non essendo narrativa in senso stretto.

Ma allora perché concorrono a un premio che in base al regolamento viene assegnato ogni anno «a un libro di narrativa in prosa di autore italiano»? Il libro ibrido (per brevità,librido), va fortissimo. Come nel caso dell’auto, consuma meno, inquina poco e ha migliori rendimenti. Non presuppone i mali di pancia di un romanzo o le estenuanti ricerche di un saggio che si rispetti. E col suo travestimento sfuggente, seduce il lettore svogliato e il giurato distratto. Gli italiani leggono sempre di meno, i librai piangono (come ha denunciato ancora pochi giorni fa il presidente dell’Aie Marco Polillo), ma le libriderie continuano, in un modo o nell’altro, a sfangarla.

Saturno, Il Fatto Quotidiano, 24 giugno 2011

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