La manovra è pronta. Ma quella che andrà in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni, più precisamente giovedì prossimo, “non avrà una cifra molto elevata”, “ma” – dichiara Silvio Berlusconi da Bruxelles durante il vertice dei grandi – “riguarderà l’immediato e sarà prodromica a quella che presenteremo prossimamente”.

Parole che sembrano confermare quanto già scritto dal Fatto Quotidiano due settimane con una iniziale manovra di soli tre miliardi di euro da annunciare per l’estate, ma che alla fine toccheranno i 47 miliardi di euro in autunno. Una manovra insomma lacrime e sangue, proprio quella cioè che si aspetta la Commissione e il Consiglio europeo per un risanamento drastico che porti al pareggio di bilancio nel 2014. Questa la tabella di marcia prevista dal premier: ”Martedì ci sarà una riunione col ministro Bossi ed una rappresentanza della Lega – ha spiegato – con Angelino Alfano e una rappresentanza del Pdl e col gruppo dei Responsabili”. “Se tutto procederà come speriamo che sia”, ha aggiunto, il disegno arriverà in Consiglio dei ministri giovedì. Mentre il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha iniziato già stamattina presto gli incontri con il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia e i segretari generali di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Presenti insieme al titolare del Tesoro, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, quello della Semplificazione Roberto Calderoli e il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri. Raggiunti in seguito dal titolare della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.

A proposito di conti, il premier ha anche annunciato i nomi dei tre i candidati in lizza per succedere in Bankitalia al posto di vertice che era stato di Mario Draghi, designato da pochissimo nuovo presidente della Bce. Nomi che il presidente del Consiglio presenterà al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, la prossima settimana. I nomi sono quelli di Vittorio Grilli, Fabrizio Saccomanni e Lorenzo Bini Smaghi. Quest’ultimo sembra il nome favorito come nuovo governatore di via Nazionale, dopo la richiesta delle sue dimissioni dalla Bce per liberare un posto – da assegnare a un francese – e agevolare la nomina di Draghi.

Poi, inevitabilmente, il Cavaliere affronta uno dei temi caldi di questi giorni e a lui ‘cari’: il decreto sulle intercettazioni. “In materia di intercettazioni telefoniche l’Italia a oggi non è un Paese civile”. Lo fa, guarda caso, proprio quando il suo partito, il Pdl, annuncia una stretta sulla legge che dia uno stop alla pubblicazione sui giornali delle conversazioni telefoniche al centro di importanti inchieste giudiziarie. “Il nostro”, aggiunge, “è un paese in cui non c’è più la garanzia dell’inviolabilità di ciò che si dice al telefono”. “Non è più vita – prosegue – quella in cui alzi il telefono e non puoi poter parlare liberamente con il rischio che queste telefonate siano, poi, intercettate e le vedi apparire sulla stampa anche se non hanno nessun, nessun risvolto penale. Credo – spiega – che su questo tutti non possano che concordare”.

Il premier ha parlato, inoltre, del decreto sui rifiuti che “approderà in Cdm la prossima settimana. Affronteremo – afferma – il problema che è già sul tavolo da diversi giorni cercando le soluzioni più appropriate”. Berlusconi ha toccato anche l’argomento Libia e quella che dovrebbe essere la possibile exit strategy, viste anche le pressioni interne alla maggioranza della Lega, “una mediazione politica – dice – potrebbe portare all’uscita di scena del leader libico Gheddafi e alla conclusione delle operazioni militari in Libia in un tempo di settimane”. “Siamo tutti convinti che ogni giorno Gheddafi sia lasciato più solo perché molti dei suoi più stretti collaboratori lo abbandonano” poi ha aggiunto prima di lasciare il vertice e ripartire per Roma “nessuno – precisa – azzarda un pronostico circa i tempi, di settimane comunque, in cui questo possa accadere”. A conclusione, a chi gli chiede se ci sarà presto la nomina del ministro delle Politiche comunitarie, posto vacante dopo le dimissioni di Andrea Ronchi, il capo dell’esecutivo risponde: “Faremo anche questo”.

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