Che cos’è il Blues? “I fatti veri della vita espressi in parole e musica, ma soprattutto ispirazione, feeling e consapevolezza”. È questa la risposta che Willie Dixon leggenda del blues – cui si sono ispirati artisti del calibro di Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Bo Diddley, Little Walter, Sonny Boy Williamson II e Jimmy Rogers – dà a chi gli chiede quale sia la migliore definizione della “musica del diavolo”. “Il blues è nato nei campi di cotone dove si lavorava duro e il padrone non pagava. Così si cantava: ‘Ohhh, uno di questi giorni lascerò questo posto per non tornare mai più, ohhh yeah!’” gli fa eco Sonny Terry, altro maestro del blues entrato di diritto nella Blues Hall of Fame.

E’ nel territorio che si estende tra i fiumi Mississippi e Yazoo, chiamato “Delta” dai suoi abitanti, che ha origine il blues nei neonati Stati Uniti d’America. Nel “nuovo mondo” ai neri strappati dalla loro terra d’origine, l’Africa, non è concessa alcuna libertà, vivono ridotti all’ultimo stadio della società umana e l’unica cosa che han potuto conservare, oltre al ricordo delle condizioni di armonia vissuta nella terra di origine, è quello strumento primitivo – il canto – che aveva dato vita e scandito, attraverso i ritmi tribali, le prime emozioni musicali, quel ritmo cadenzato su qualsiasi oggetto che capitasse a tiro, che costituisce la colonna sonora in una società in grande fermento nonostante le differenze culturali e sociali, in un Paese in costruzione come gli Stati Uniti. I neri insediati nei territori della Louisiana e del Mississippi, godono di una esigua libertà rispetto a quella concessa nei territori Inglesi e puritani del Nord, ed è probabilmente questo il motivo per cui i primi “Blues” nacquero sulle rive del Mississippi, dove seppur schiavi, gli afroamericani sono liberi di esprimere la loro spiritualità e la loro musica. I neri che lavorano nelle piantagioni usano accompagnare il proprio lavoro e coordinare i propri movimenti con i cosiddetti Work Songs, dei canti che si basano sulla contrapposizione fra un solista, che intona il brano e ne canta le varie strofe, e il coro, che risponde con una breve frase a ogni frase del solista. Questa alternanza tra solista e coro detta è tipica di tutti i canti afro-americani in cui si affrontano argomenti legati alle condizioni di vita degli schiavi di colore e che rappresentano in molti casi una velata protesta sociale. E la sera, quando fa buio nel Delta, sono numerosi i braccianti che nei loro blues descrivono come il tempo qui si dilati e dal fiume venga fuori un canto che si sovrappone ai lamenti e alle chitarre.

Come New Orleans che è nata sulle rive di un fiume, anche Isola del Liri, pittoresca cittadina situata nel basso Lazio e precisamente nella Ciociaria, nella provincia di Frosinone, è sorta lungo il fiume Liri. Il centro cittadino si sviluppa su un’isola formata dal fiume Liri e dove questo si biforca in due bracci all’altezza del Castello Boncompagni-Viscogliosi, dà origine alla Cascata Grande. C’è una stretta analogia tra queste due città, terre di conflitti sociali, zone dove il fiume ha influenzato fortemente le identità culturali segnate dalle lotte di classe e dal susseguirsi degli eventi. Anche il fiume Liri ha le proprie storie da raccontare: in sé vi è l’eco delle macchine che gracchiano all’interno delle cartiere oramai adibite a locali chic, e voci che raccontano di proteste operaie, di vite precarie. Facile poter immeginare anche qui braccianti che lavorano la terra od operai che sudano nelle cartiere infuocate, mentre intonano canti di sfogo e di liberazione. E non è un caso che oggi le due città siano gemellate… anche nel segno del blues. Già perché a Isola Liri ogni anno si svolge il Liri Blues Festival.

Quando nel 1988 si svolse la prima edizione del Liri Blues, la cittadina ciociara vedeva chiudere una dopo l’altra le sue cartiere che per oltre un secolo avevano dato lavoro a generazioni di operai della Valle del Liri. Il 3, 4 e 5 luglio di quell’anno furono le prime tre serate di un festival che simboleggiò il tentativo di risollevarsi da anni di profonda crisi industriale. La manifestazione nacque (fonte Wikipedia, ndr) da una intuizione di Luciano Duro (oggi sindaco del comune, ndr), che riuscì a portare nel piccolo centro ciociaro grandi nomi della scena blues internazionale. Nelle prime due edizioni, la cui direzione artistica venne affidata al club romano Big Mama al Liri Blues suonarono personalità di primo piano come Albert King, Pinetop Perkins e Buddy Guy. Oggi invece la direzione è affidata alla Duke&Bird.

Ho avuto la fortuna di assistere a quasi tutte le edizioni del Liri Blues – e, ammetto con mia grossa incredulità – in una Piazza de’ Boncompagni che in quelle notti d’estate diventa infuocata col Blues che infiamma, ho visto esibirsi il mostro sacro del blues, lo scatenato Melvin Taylor – che fece letteralmente impazzire la piazza – nel 1996. E poi i grandi Bo Diddley e Jimmy Rogers nell’edizione del 1997. Nel 2001 memorabile fu l’esibizione del più grande bluesman bianco della storia, John Mayall con i Bluesbreakers, seguita da quella del celebre Robben Ford, e poi ancora Fairport Convention nel 2003, Eric Burdon & The Animals nel 2005, ma ce ne sarebbero ancora tanti altri da citare.
Durante la settimana del Liri Blues la cittadina diventa quasi irriconoscibile, con un po’ di immaginazione sembra di trovarsi davvero in Louisiana, per l’aria di festa che si respira, per la musica viscerale e passionale, che è come un flusso di energia che riesce a trasmettere tutta la carica popolare delle sue radici fino a toccare vette inesplorate, almeno per la gente del posto. E come recita un vecchio detto africano “Le radici di un albero non fanno ombra, ecco quanto il blues ti entra nell’anima”, anche in questa terra la musica influenza lo spirito di chi ci vive.

Quest’anno il Liri Blues inizierà il 29 giugno prossimo e si chiuderà il 3 luglio. Organizzato dall’Associazione Duke&Bird con il sostegno del Comune di Isola del Liri e della Provincia di Frosinone si svolgerà nel tradizionale spazio di Piazza de’ Boncompagni. Saranno cinque serate di grande musica e – dimenticavo di dirlo – tutte a ingresso gratuito, come da tradizione.
Si apre con il concerto di Eric Bibb Quartet che fa parte della nuova generazione di bluesman che unisce innovazione e tradizione, dando linfa vitale a un genere che spesso si tende ad associare a pochi grandi musicisti, ma che invece è in continuo fermento.
Il giorno successivo si esibiranno Albert Lee & Hogan’S Herpes. Lee ha suonato con artisti del calibro di Emmylou Harris, Jackson Browne ed Eric Clapton: un grande “country blues man”.
Venerdì 1 luglio è la volta di Sonny Ladreth i cui maestri ispiratori sono Scotty Moore (il chitarrista di Elvis Presley), Chet Atkins e i Ventures. Dopo aver debuttato professionalmente negli anni Settanta nella band del fisarmonicista Clifton Chenier (dove per anni è stato l’unico bianco), Landreth decide di continuare in proprio incidendo due album per l’etichetta californiana Blues Unlimited.
Sabato 2 luglio sul palco del Liri Blues si esibirà Bettye Lavette, una delle migliori vocalist di blues e soul viventi, per molti esperti la migliore in assoluto ora che altre regine della black music hanno smesso o intrapreso sentieri diversi dal classico Sixties Soul.
Domenica 3 luglio chiuderanno il festival i Colosseum che tornano a calcare la scena italiana in formazione originale, con la voce possente di Chris Farlowe. Insomma, per gli amanti del genere, un evento imperdibile!

Questo l’intero programma del LIRI BLUES FESTIVAL 2011 in Piazza de’ Boncompagni:
INGRESSO GRATUITO A TUTTI I CONCERTI

mercoledì 29 giugno ore 22
JONAS BLUES band
ERIC BIBB quartet

giovedì 30 giugno ore 22
BLACK FRIDAY
ALBERT LEE & HOGAN’S HEROES

venerdi 1 luglio ore 22
SONNY LANDRETH trio

sabato 2 luglio ore 22
BETTYE LAVETTE

domenica 3 luglio ore 22
COLOSSEUM

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