San Precario si fa sempre delle domande. Per esempio, osservando quello che sta accadendo in Rcs Mediagroup, si chiede che cosa significhi ciò che legge sui giornali in questi giorni, ovvero che il gruppo editoriale si sta avviando verso “un’operazione di semplificazione”: una “fusione per incorporazione” delle tre diverse società che lo compongono (Rcs Corriere della Sera, Rcs Periodici, Rcs Pubblicità) con relativa “riorganizzazione”.

San Precario ha pensato, in un primo momento, che questa manovra avrebbe implicato la riduzione di alcuni ruoli, sovrapposti e superpagati, di manager. Ora San Precario sta cominciando a capire che queste fumose dichiarazioni mascherano il progetto di nuovi tagli ai posti di lavoro, lo smantellamento di accordi e diritti, l’avvio di un ulteriore processo di precarizzazione. San Precario, incuriosito, ha ricostruito la vicenda: in questo contesto di “semplificazione”, un capitalismo connivente con “stravaganti” poteri forti, ha tentato di vendere la metà delle testate delle Rcs Periodici agli stampatori Farina, soci del faccendiere piduista Bisignani. Una volta fallito il progetto, causa arresto del Bisignani stesso, è passato al piano B: tagliare, semplificando, qualunquemente, tutto ciò che resta del lavoro per garantire utili agli azionisti, affamati di dividendi. Una storia da orchi del capitale.

In Rcs Periodici negli ultimi due anni si è risparmiato su tutto ciò che si è potuto, c’è in corso uno stato di crisi con prepensionamenti, si sono ristretti al massimo gli spazi fisici e gli organici delle redazioni, si è proceduto a una vistosa precarizzazione del lavoro per fare andare avanti la baracca. Le testate, marchi storici, senza investimenti, senza un euro (o quasi) di budget né progetti di sviluppo dell’editore, sono comunque sopravvissute facendo appello alle risorse generose dei lavoratori e dei precari. Sono vive e vegete (già a partire dal conto economico, che, a fine 2010 riportava un utile positivo dopo le perdite del 2009, anno della crisi), nonostante le singolari manovre autolesioniste e certe scriteriate e incomprensibili dichiarazioni del gruppo, e nelle fauci degli orchi non ci vogliono finire.

Questa parabola di San Precario spiega:

  1. che il lavoro cognitivo precario e precarizzato è sotto torchio e che i lavoratori cognitivi devono imparare a reagire, in ogni contesto, anche diverso da quello narrato;
  2. che il sindacato concertativo (e compiacente) è dannoso, rischia la sparizione di tutti i suoi rappresentanti per non dire dei suoi “non rappresentati” precari. Il biosindacato a cui pensa San Precario deve assumere le forme dell’autorganizzazione in grado di dare risposte adeguate alla nuova composizione del lavoro nell’impresa. Gli orchi non vanno per il sottile, è necessario attrezzarsi.

Tornando alla vicenda, cui prodest? Il motivo per cui alcuni soci del Consiglio di amministrazione di Rcs Mediagroup avrebbero mostrato interesse a garantire gli affari di un Bisignani e dintorni resta oscuro a San Precario. L’analisi (ombre piduiste) delle ragioni eventualmente “politiche” e/o di convenienza e/o di connivenza dell’operazione la lasciamo ad altri. O la rimandiamo a una prossima puntata.

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