Sensibilizzare le amministrazioni locali maggiormente esposte al rischio terremoti all’applicazione costante degli studi di microzonazione sismica: è l’impegno che il Dipartimento della protezione civile continua a garantire e che – si sottolinea in una nota – attualmente riguarda due progetti nell’ambito faentino e della Valdaso.

Grazie a un accordo territoriale ad hoc, i comuni di Faenza, Brisighella, Casola Valsenio, Castel Bolognese, Riolo Terme e Solarolo predisporranno il Regolamento urbanistico edilizio, in forma associata. Un primo approfondimento, fondamentale per lo sviluppo delle scelte progettuali del regolamento urbanistico, riguarderà il rischio sismico e la vulnerabilità dei centri urbani.

Il territorio faentino sarà quindi oggetto di un progetto di sperimentazione realizzato con il supporto e la collaborazione del Dipartimento nazionale della Protezione Civile e della Regione Emilia Romagna, e con la partecipazione attiva del Cnr-Igag (Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria). In collaborazione con l’Università degli studi di Catania, inoltre, sarà realizzato uno studio sulla vulnerabilità, passando dalla scala urbana alla scala di aggregato strutturale degli edifici.

Una analoga iniziativa ha riguardato la Regione Marche: il 16 giugno ad Ancona, si è svolta una giornata dedicata al Progetto Valdaso, promosso dalle Province di Ascoli Piceno e Fermo, con lo scopo di arrivare a una valutazione del rischio sismico di 24 centri urbani della Valdaso. I risultati per ciascun comune sono rappresentati dalla valutazione sul territorio di competenza degli effetti prodotti su edifici e popolazione (in termini di edifici inagibili, crolli, vittime e senzatetto), conseguenti ad un sisma di data severità.

“Numerosi sono gli elementi innovativi – osserva la Protezione civile – dalla tecnologia di raccolta dati nei centri storici al coinvolgimento nei sopralluoghi di studenti dei corsi per geometri del 5° anno. Questa scelta costituisce un valore aggiunto del progetto, che ha consentito da una parte l’ottimizzazione dei costi e dei tempi di raccolta dati, dall’altra la crescita professionale di chi presto dovrà operare sul territorio su temi di primaria importanza per la mitigazione del rischio sismico”.

I risultati per ciascun Comune sono rappresentati dalla “valutazione sul territorio di competenza degli effetti prodotti su edifici e popolazione, in termini di edifici inagibili, crolli, vittime e senzatetto, conseguenti a un sisma di data severità”.

Spiega a tal proposito il direttore dell’ufficio rischio sismico e vulcanico della Protezione civile, Mauro Dolce: “Trattandosi di una procedura articolata nei contenuti e nei risultati prodotti, un’interpretazione corretta delle perdite attese e della vulnerabilità relativa ad ogni Comune richiede una lettura del dato corretta e ponderata, sulla base di tutti i dati forniti dalle analisi, evitando viceversa conclusioni o raffronti approssimativi basati su letture parziali dei risultati”.

Il grande vantaggio di questa procedura consiste nel fatto che “la valutazione delle perdite attese, formulate con maggior aderenza alle problematiche del territorio e del costruito locali, sono differenziate per le varie zone del centro urbano in cui questo viene preliminarmente suddiviso e pertanto possono rivelarsi un importante strumento di supporto alla pianificazione e in particolare a quella di emergenza”.

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