Dalla Provincia di Ferrara arriva una stangata per gli automobilisti. La giunta di centrosinistra ha deciso un aumento dell’aliquota provinciale dell’Rc auto, che sarà portata dal 12,5% attuale al 16% (cioè del 3,5%, l’aumento massimo consentito). Il motivo? Effetti del federalismo fiscale. Colpa di Roma insomma. La presidente Pd Marcella Zappaterra giustifica questa “scelta impopolare” come “pienamente giustificata”: “molti edifici scolastici sono privi del certificato di abitabilità e non rispettano le norme di sicurezza. Vi è inoltre un problema di spazi, perché negli ultimi anni il numero degli studenti è in costante aumento e le strutture vanno di conseguenza adeguate. Per questo motivo abbiamo scelto di ristrutturare il sistema scolastico”. In sostanza si parla un investimento in scuola e formazione dal valore di 11,5 milioni di euro. In particolare “saranno messi in sicurezza gli edifici, dando in questo modo lavoro alle imprese del territorio”.

Come dire che il fine giustifica i mezzi. A questo punto fa la parte della Cassandra la deputata Pd Silvia Velo, che in sede di commissione Trasporti alla Camera, temeva che “in riferimento all’RC auto, si potrebbero rischiare aumenti scandalosi e sperequati”. La profezia si è avverata.

Il problema è che aumentare le imposte indirette (che colpiscono tutti indipendentemente dal reddito), come l’Rc Auto, non è proprio il simbolo di una politica di centrosinistra. Eppure c’era una sinistra che una volta predicava un fisco equo. Una volta. Ma non tanto tempo fa, se è vero che appena nel luglio 2010, alla vigilia della finanziaria correttiva del governo, lo stesso Bersani si diceva preoccupato “perché in questa manovra manca un richiamo forte perché chi ha di più paghi di più”. Che dire poi della “riallocazione del prelievo da chi ha di più a chi ha di meno” che fu una delle proposte per una redistribuzione della ricchezza uscita dall’assemblea nazionale del Pd tenuta a di Varese nell’ottobre 2010?

La risposta l’hanno data oggi i consiglieri di maggioranza, che hanno espresso il proprio sì alla delibera di giunta. E questo nonostante la Cisl si fosse inalberata parlando di un “aumento insopportabile”. “Il federalismo – ha gridato il segretario Paolo Baiamonte – non può essere pagato dal cittadino con l’aumento delle tasse locali; è la politica a doversi far carico di questo principio”. Non solo. “Immaginare poi che si possa accettare l’aumento della tassa auto con la giustificazione che è necessario intervenire sugli edifici scolastici è oltremodo strumentale e demagogico”. Voce nel deserto per l’ente del Castello estense.

La risposta del segretario provinciale Pd, Paolo Calvano, in veste di consigliere provinciale, è stata quella del così fan tutti: “ho fatto una ricerca su internet e salta fuori che anche Province come Alessandria, Cremona, Chieti , L’Aquila e Pescara, tutte del centrodestra, hanno preso tempo fa questa decisione. Questo significa che non è un problema di Ferrara, ma dell’Italia. Però c’è una differenza: qui si è fatta la scelta di usare le risorse di questo prelievo per fare investimenti e non per spendere in parte corrente. In altri termini si tratta di risorse che si è deciso, e non era obbligatorio farlo, di vincolare facendo un vero e proprio patto con i cittadini. Ferrara fa la scelta federale”. Senza fare ricerche su internet Calvano poteva chiedere ai colleghi vicini, come quelli di Bologna e Forlì-Cesena, che questa scelta l’hanno fatta non molto tempo addietro.

Evviva il federalismo anche per Stefano Calderoni, segretario di Rifondazione Comunista intervenuto anch’egli come consigliere provinciale. Nel suo intervento l’art. 53 della Costituzione (“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”) rimane nel cassetto: “a volte decisioni del genere vanno prese – dice -, purché abbiano finalità chiare, in questo caso migliorare la qualità delle strutture. Sono anche disposto a spendere 15 euro l’anno in più se i soldi servono a rendere più sicuro il posto in cui i nostri figli passano otto ore al giorno”. E “chi se ne frega se per il proprietario di un Suv con una polizza da 3.000 euro l’aumento sarà maggiore”. Peccato che uno dei parametri principali nel calcolo dell’imposta siano i cavalli. E qui un comunissimo pendolare senza Suv ma con necessità di macinare decine e decine di chilometri al giorno difficilmente si sposterà in utilitaria.

Articolo Precedente

Bologna, al Santo Stefano è subito caos: rischio elezioni anticipate

next
Articolo Successivo

Jacobazzi, l’uomo che doveva rilanciare l’immagine dei vigili

next