A dare il “buongiorno” alla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ieri c’erano 200 persone: medici, pazienti (anche cinque persone in carrozzina), ricercatori, studenti e professionisti della riabilitazione dell’ospedale Santa Lucia hanno mandato in tilt il traffico della Capitale. Sotto un sole cocente, i manifestanti molti in camice bianco e verde, si sono incatenati all’entrata della sede della Regione, occupando per ore le tre corsie del viale stradale che costeggia gli uffici della presidenza. Non sono mancate le urla: “Noi da qui non ce ne andiamo, salviamo l’ospedale Santa Lucia”.

L’ospedale, è un centro di eccellenza nella riabilitazione neuromotoria riconosciuto a livello mondiale, ma rischia di chiudere i battenti come già Il Fatto Quotidiano aveva scritto a marzo (Leggi). Dopo un anno di sit-in e manifestazioni infatti, non si è ancora trovata una soluzione per scongiurare la serrata della Fondazione che gestisce l’ospedale (e che è anche un Ircss, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico), punta di diamante della martoriata sanità laziale e riferimento importante anche per l’estero per la riabilitazione e per le numerose ricerche nel campo delle neuroscienze.

Quella di ieri è solo l’ultima di tante proteste verificatesi da quando la governatrice è alla guida della Regione e da quando, durante la campagna elettorale, aveva promesso di farsi carico della questione. “La Polverini – ci dice Fabio, manifestante in sciopero della fame – si è riempita la bocca di bei discorsi promettendo che avrebbe fatto fronte a ogni difficoltà pur di mantenere aperta questa struttura che tutto il Paese ci invidia. E invece – continua – una volta eletta, quella t-shirt che aveva indossato con la scritta ‘Salviamo il Santa Lucia’, se le è subito tolta”. “Eppure qui si tratta di salvare non solo il posto di lavoro di 900 persone – replica un fisioterapista – ma anche il futuro di migliaia di malati che soffrono di patologie importanti”.

Le trattative, che fino ad oggi si sono concluse con un nulla di fatto, risalgono già alla precedente giunta di centrosinistra, quando c’era Piero Marrazzo, ma il 7 aprile scorso, sembrava vi fosse stata un’accelerata visto che l’amministrazione regionale si era impegnata a versare, entro pochi giorni nelle casse della Fondazione, 4 milioni di euro come anticipo sui rimborsi mensili per le prestazioni effettuate. Una goccia nel mare per l’ospedale, che avanza dalla Regione un credito di 93 milioni di euro.

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