Cesare Battisti sta diventando l’anti-italiano per eccellenza. Contro di noi, a lui va tutto bene e a noi va tutto male. Lui fugge dalle prigioni, diventa famoso scrittore, conquista belle donne, si beffa della nostra legge e ora è libero in un paese tropicale, celebrato come un eroe, amico di potenti che lo proteggono.

Noi siamo gli eterni perdenti, viviamo un inarrestabile declino, diventiamo sempre più poveri, la nostra capacità di influenza è ridicola e siamo il dileggio di mezzo mondo.

Basta, è giunta l’ora della riscossa. Abbiamo i mezzi per mandare i nostri soldati in giro per il mondo, a combattere guerre che non sono nostre e non riusciamo a mettere insieme un commando di agenti segreti per andare a rapire Battisti? Di sequestri ce ne intendiamo, siamo stati maestri nel genere e possiamo vantare una lunga tradizione.

La storia è già l’inizio di un film. Un veterano dell’Aise approda in incognito a Olbia. E’ sardo, passa inosservato. Sale sui monti della Barbagia e in una capanna stana un vecchio pastore. Sa che l’uomo era il capo di una banda di sequestratori. Ergastolano, è stato graziato e ora vive in solitudine.

“Gavino, è giunta l’ora di riscattarti!” gli dice lo 007 mentre si siede accanto a lui e si taglia un pezzo di pecorino. Fuori le pecore belano irrequiete. Lo 007 mette sul tagliere accanto al formaggio una foto di Cesare Battisti. Così comincia il reclutamento. Il pastore mette insieme vecchie glorie dell’Anonima Sequestri.

Pendagli da forca e altri avanzi di galera che nella missione redentrice trovano nuovo entusiasmo e sfogo per i loro talenti. Gavino li addestra in un campo segreto sotto l’occhio vigile dello 007. Canottiere sudate, polvere, armi che scattano, maschie grida, ci vuole Malkovich nella parte di Gavino. In un’alba caliginosa di fine settembre, un aereo decolla dalla base aerea di Decimomannu alla volta di Rio de Janeiro.

Ecco, questo è l’inizio del film. Titolo: “I quattro della porchetta selvaggia(The wild hog). Il resto lo deve scrivere l’Aise. Nella scena finale siamo all’aeroporto di Ciampino dove Battisti viene trascinato fuori dall’aereo in manette sotto i flash dei fotografi mentre i telegiornali gridano la notizia, la gente esulta per le strade e Napolitano fa il saluto militare davanti al tricolore. Gavino torna nella sua capanna. Esce fra le sue pecore e le accarezza nella luce rossa del sole al tramonto. Nella migliore delle storie, prima succede il fatto, poi se ne fa un film. Arriverebbe in tempo per il prossimo Festival di Cannes.

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