La Rete è il nuovo mass medium e anche in Italia sta contribuendo al cambiamento. E’ questa la vera novità che emerge dai risultati dei referendum. Abbiamo avuto “contro” la televisione pubblica che ha nascosto le notizie, le ha deformate, ha sbagliato le date, ha perfino usato le previsioni meteo per condizionare l’opinione pubblica verso l’astensionismo. Una televisione pagata col canone dei cittadini che non rende un pubblico servizio d’informazione, ma al contrario blocca e boicotta! Dietro questo abominio c’era la mano di un “signore degli schermi” che sta vedendo sfumare il suo potere incantatore. La tv non è più lo strumento dominante. Ci sono 18 milioni di italiani che si scambiano informazioni su Facebook. E utilizzano YouTube come nuovo canale video per lanciare appelli, interviste, convegni, dibattiti. Se scrivete la parola “referendum” sul popolare canale di video sharing saltano fuori 30 mila e 600 video! E’ un’onda televisiva nuova, diversa, che si basa sul concetto di condivisione simultanea. Basta quindi con la tv che mente, dove non puoi affatto replicare. Basta con le informazioni nascoste e deformate. Basta coi faccioni dei politici che non entrano mai nell’argomento, ma cercano la rissa per confondere le idee. In Rete la gente è protagonista. E nei referedum del 12 e 13 giugno è la Rete che ha fatto la differenza.

Basta dare un’occhiata nei social netowork per capirlo. Facebook ha dominato la campagna referendaria con un flusso di informazioni in tempo reale. La gente si scambiava i dati sull’affluenza ai seggi meglio di un’agenzia di stampa. Ho visto migliaia di profili la cui immagine principale era un Sì o un Battiquorum. E poi video, link, post: un fiume inarrestabile. Il blogger Claudio Messora su Byoblu.com lo ha detto chiaramente poche ore dopo la chiusura dei seggi: “Il superamento del Quorum al referendum rappresenta la definitiva consacrazione della Rete. Il referendum infatti ha avuto successo nonostante la televisione che lo ha completamente ignorato, se non addirittura sabotato, trasferendo i dibattiti in tarda serata o manipolando sfacciatamente i dati, per esempio sbagliando a più riprese le date della consultazione referendaria. Dopo il ruolo cruciale che internet e i social network si sono ritagliati nelle rivoluzioni bianche di tutto il mondo, a cominciare da quelle del nord Africa, anche in Italia possiamo affermare ormai con certezza che la televisione non è più il primo media sul quale i cittadini si informano prima di una consultazione elettorale”.

Alcuni dei leader politici più importanti hanno affidato le proprie dichiarazioni alla bacheca di Facebook: Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, Walter Veltroni, Enrico Letta. E’ una novità politica leggere frasi come questa: “Solo uno fuori dalla realtà non si dimetterebbe oggi stesso, prendendo semplicemente atto di quel che gli italiani gli hanno detto. Anzi, gridato”. Lo scrive su Facebook alle 16.08 Enrico Letta, vicesegretario del Partito Democratico. E i cittadini sovrani – in questi spazi digitali – hanno la possibilità di replicare subito, mentre in televisione sono tagliati fuori. E’ una rivoluzione mediatica enorme.

Ora manca l’ultimo passaggio. I grandi volti della televisione, prima o poi, saranno chiamati a confrontarsi con la nuova webtelevisione. Quando saranno maturi i tempi per la diffusione su larga scala di nuovi canali attraverso la Rete, come ad esempio Twww.tv, allora il vecchio potere despota – basato sull’incantesimo dei teleschermi – sarà definitivamente tramontato. E con lui anche le ossa politiche dei vecchi imperatori.

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