I milanesi dicono “no” al legittimo impedimento e “si” alla rivoluzione ecologica della città. I risultati del primo giorno di consultazione referendaria a Milano lasciano ormai pochi dubbi perché proprio il quarto quesito, quello più politico, è stato il più gettonato tra i referendum nazionali con 385.718 voti, pari al 40,58%. Quattro milanesi su dieci credono ai referendum abrogativi e sopratutto vogliono dire la loro sulle politiche ambientali della nuova giunta. Tanto che il quorum dei cinque quesiti ambientalisti cittadini è stato raggiunto nel primo giorno di consultazione, attestandosi al 38% rispetto al 30 richiesto.

Dopo aver cambiato sindaco e giunta i milanesi vogliono continuare a dire la loro anche sui grandi temi nazionali e lanciare un messaggio chiaro sulle politiche ambientali del nuovo governo della città. Nel primo giorno di consultazione, alle ore 22, 385mila cittadini sui 950mila aventi diritto si sono recati ai seggi e hanno espresso il loro voto su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento. In pratica i referendum hanno portato alle urne il 40,5% degli elettori, in linea con la media nazionale del 41%. La strada del 50% per il quorum è ancora in salita mentre i cinque quesiti locali già alle 19 erano vicini al quorum. Riguardano l’estensione dell’ecopass, verde, mantenimento del giardino botanico dell’Expo a conclusione della manifestazione e sistemazione della Darsena dei Navigli. Soddisfatti i promotori: “La voglia di partecipazione dei milanesi continua anche dopo le elezioni amministrative – hanno dichiarato Edoardo Croci, Marco Cappato e Enrico Fedrighini del Comitato promotore dei referendum milanesi – e siamo contenti che si raggiunga già oggi il quorum del 30% necessario per la validità della consultazione referendaria milanese. È comunque importante che chi non si è ancora recato ai seggi lo faccia entro domani alle 15″.

Poi la parte polemica sulla distribuzione delle schede. “Abbiamo riscontrato diffuse violazioni presso i seggi delle istruzioni del Comune e della Prefettura – spiegano i promotori – per la mancata consegna contemporanea delle 9 schede (4 nazionali e 5 milanesi). In alcuni casi agli elettori è stato addirittura chiesto se intendevano ritirare tutte le schede, in contrasto con le regole di voto. Ci siamo rivolti al Sindaco e al Prefetto per garantire la correttezza delle procedure di voto”.

Nel merito dei referendum nazionali il più votato in assoluto a Milano è quello relativo al mantenimento della pubblicità dell’acqua mentre il legittimo impedimento è il meno votato dei quattro con 278.951 voti. Evidentemente il carattere nazionale e più propriamente politico della consultazione ha tenuto il passo dei temi più civici e di interesse generale, come lo stop al nucleare o la pubblicità dell’acqua. Minor gradimento, a sorpresa, per il nucleare. Tra il quesito più votato e il meno votato c’è infatti una differenza di circa mille schede.

Nella classifica del gradimento dei quesiti milanesi, invece, non c’è una variazione tanto marcata nella spinta al voto. Vince, per ora, quello relativo al raddoppio del numero di alberi in città con 378.747 votanti (37,95%) ma per un pugno di 800 voti rispetto all’ultimo quesito votato relativo all’estensione del sistema antismog Ecopass con 377.939 (37,88%). Proprio quest’ultimo è il tema più spinoso per la giunta di Giuliano Pisapia perché ha un’incidenza diretta anche sulle casse di Palazzo Marino. Durante la campagna elettorale il neo sindaco del centrosinistra ha promesso di estendere la copertura fino al 30% dell’area urbana. Nel perimetro attualmente in vigore, le macchine inquinanti pagano una tariffa di 2-5 euro per poter circolare liberamente, tariffa che sarà innalzata a 5-10 euro nel nuovo regime. In questi primi tre anni di Ecopass la riduzione delle polveri sottili non ha raggiunto i risultati sperati.

L’effetto dell’Ecopass invece sulle casse di Palazzo Marino non è stato trascurabile, con un incasso di 20 milioni di euro annui, metà dei quali derivanti dalle multe. L’introito prodotto dal nuovo Ecopass è stato stimato intorno a 60 milioni annui da investire in trasporti pubblici, corsie preferenziali e piste ciclabili. Aldilà dello scarso impatto mediatico sui referendum cittadini lamentato dagli stessi promotori, Milano sembra volersi rimettere alla testa delle città italiane nell’innovazione delle politiche sociali e ambientali del Paese per essere poi imitata da altre metropoli. Domani sera il verdetto finale sulla rivoluzione ambientale meneghina, al termine della seconda giornata referendaria che inizierà alle 7 del mattino per fine alle 15.

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