Piero Fassino, ex segretario dei Ds e ora sindaco di Torino, deve essere risarcito dall’imprenditore Fabrizio Favata per la vicenda del “passaggio di mano” e della “fuga di notizie”, dell’ormai famosa intercettazione di una telefonata tra lui e Giovanni Consorte in cui diceva “abbiamo una banca”. Lo ha stabilito il gup di Milano Stefania Donadeo, che ha condannato Favata a due anni e quattro mesi e al risarcimento dei danni morali a favore dell’esponente del Pd. Fassino, infatti, si è costituito parte civile nel processo a carico di Favata ed è anche parte civile in quello, con rito ordinario, a carico di Paolo Berlusconi, editore de ‘Il Giornalè che pubblicò l’intercettazione il 31 dicembre 2005, che comincerà il prossimo 4 ottobre.

Fassino è assistito dall’avvocato e professore Carlo Federico Grosso che, nell’atto di costituzione di parte civile, ha spiegato che l’allora segretario dei Ds, per la pubblicazione di quell’intercettazione, subì un danno di immagine ma anche politico. La ormai celebre conversazione telefonica con l’allora presidente di Unipol Consorte venne pubblicata da Il Giornale il 31 dicembre 2005, mentre doveva rimanere secretata negli atti delle indagini ancora in corso sulla tentata scalata. L’uscita sul quotidiano di quella telefonata provocò, come ha spiegato l’avvocato Grosso, problemi per Fassino all’interno del suo stesso partito. E suscitò numerose polemiche politiche tra i diversi schieramenti. Fassino è parte civile anche nel processo a Paolo Berlusconi, imputato per la stessa vicenda, che comincerà il prossimo 4 ottobre a Milano.

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