Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dirlo forte e chiaro, strappare il velo dell’ipocrisia e raccontare le cose come stanno. E chi meglio di Greenpeace lo poteva fare? Gente che si è piazzata per anni intorno agli atolli dove scoppiavano le bombe atomiche, che si è fatta speronare da baleniere assassine di ogni bandiera, che si è piazzata in pianta stabile sugli iceberg dell’Antartide. Insomma, gente che non passa il tempo a mettere lo smalto alle bambole.

E infatti per protestare contro la deforestazione in Indonesia ad opera della Mattel, storica multinazionale del giocattolo, Greenpeace ha tirato in mezzo Barbie e Ken, protagonisti indiscussi del passatempo ludico di più generazioni di fanciulle. Giocattoli che vivono di vestitini rosa, diademi sberluccicanti e accessori da piscina. Finalmente si scopre che Barbie è un’omicida assetata di sangue e Ken un cripto-gay ossessionato dalla depilazione.

Lungi dal difendere il mondo di villette e decapottabili color pervinca di Barbie, qualcuno si è chiesto come mai Greenpeace non abbia messo in mezzo anche i tanti altri giocattoli per maschietti della Mattel. Tra questi il mitico Big Jim, che a questo punto nel mondo reale dev’essere un saggio padre di famiglia dedito alla coltivazione orticola, o gli altri guerrieri delle collezioni Mattel come Masters of the Universe e compari, dediti per antonomasia a guerra, distruzione e annientamento del prossimo.

Ma questo dev’essere tutto un discorso di facciata, perché fuori dalla finzione Superman e i Cavalieri dello Zodiaco vivono in campagna e si occupano di agricoltura biodinamica all’interno di tranquille comunità omosessuali. Chissà se Greenpeace lo racconterà nel suo prossimo spot.

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