Non solo nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento. A Milano l’appuntamento del 12 e 13 giugno raddoppia con altri cinque quesiti locali sull’ambiente che riguardano ecopass, raddoppio degli alberi, parco Expo, energie rinnovabili e recupero dei Navigli e della Darsena. L’esito della consultazione nazionale non è affatto scontato, visto che il quorum non si raggiunge da 16 anni a questa parte, ma a Milano i quesiti locali e l’onda lunga dell’effetto Pisapia potrebbero riservare sorprese. Forse è per questo che nei giorni scorsi è uscito allo scoperto un big del centrodestra come Roberto Formigoni che ha fatto sapere la sua volontà di disertare le urne. “Il Pdl ha lasciato libertà di voto, quindi sono i cittadini a scegliere ma se volete sapere cosa farà il cittadino Formigoni – ha aggiunto – non andrà a votare. Ritengo che i referendum debbano essere bocciati e il modo migliore per bocciarli è dire alla gente che non stia a disturbarsi per andare a votare per l’ennesima volta”. Quasi uno sgarro a quella presa di posizione chiara pro referendum espressa dal neosindaco di Milano Giuliano Pisapia che tre giorni fa ha invitato a Palazzo Marino i promotori dei quesiti locali, ha promesso una campagna di informazione a tappeto per rendere consapevole quel milione di milanesi chiamati ad esprimersi e ha dichiarato il proprio voto favorevole su tutta la linea. E’ quindi sui referendum, dopo il tema dei profughi in Lombardia, che si consuma il secondo scontro a distanza tra istituzioni nell’era del centrosinistra a Milano.

Ma sui referendum locali pesa anche un’altra incognita. Da giorni si sente dire che le casse di Palazzo Marino sono vuote dopo 18 anni di governo del centrodestra. I quesiti posti alla popolazione milanese non c’è dubbio che puntino ad una città più pulita, vivibile e verde ma sotto il profilo dei conti potrebbero rimanere un libro dei sogni. Perché mettere le crocette sui cinque “si” significa dare il via ad altrettanti piani di intervento che valgono 100 milioni di euro da inserire con apposita variazione di bilancio. Sono opere non previste dalla programmazione delle opere e dei progetti e quindi rappresentano un costo aggiuntivo per le finanze scassate del Comune. Certo dare il proprio assenso significa dare alle politiche della nuova giunta un indirizzo preciso e un mandato chiaro.

Emblematico il caso Ecopass. Giualiano Pisapia non ha avuto subito le idee chiare in proposito: prima aveva prospettato un’estensione, poi l’abolizione (“un provvedimento sbagliato e inefficace) e ora con il “si” al quesito specifico sembra propendere di nuovo per il mantenimento e per l’estensione oltre la Cerchia dei Bastioni. Per i promotori, si diceva, siamo al rush finale. L’obiettivo è portare al voto almeno 500 mila cittadini.

I partiti sono polarizzati su posizioni diverse con tutto il centrosinistra, da Pd a Sel, che invita ad apporre “si” a tutti i quesiti e che individua proprio nella tornata referendaria il “primo banco di prova della coalizione” come ha detto Antonio Di Pietro (Idv). Anche il Movimento cinque stelle è schierato a favore così come i Radicali. Il Pdl ufficialmente ha lascaito libertà di voto, salvo dare indicazioni di segno opposto per bocca di singoli esponenti come Formigoni o il capogruppo uscente in Comune Giulio Gallera. Nella partita resta in tribuna, per ora, la Lega. Gli elettori del Carroccio non hanno ricevuto indicazioni di voto e attendono segnali dall’alto. In ordine sparso i partiti del Terzo Polo con Fli che lascia libertà di voto, Api che dice “si” a nucleare e legittimo impendimento e Udc favorevole alla privatizzazione dell’acqua.

Chi volesse dare una mano ai promotori può partecipare alla mobilitazione come volontario, comunicando la sua disponibilità di tempo al numero di telefono 339-7214236 o scrivendo a referendum.milano@gmail.com. Le informazioni e il collegamento con gli organizzatori è possibile anche tramite il sito Internet www.milanosimuove.it.

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