Bollette in scadenza, raccomandate e pensioni da ritirare: tutto bloccato. Dal primo giugno i servizi agli sportelli di Poste Italiane hanno subito vistosi rallentamenti nei 14mila uffici sul territorio nazionale, causando forti disagi agli utenti. Già pronti a chiedere il risarcimento. Codacons e le altre associazioni dei consumatori hanno convocato per giovedì un tavolo di conciliazione con l’azienda, per stabilire le modalità di rimborso dei danni subiti.

Il malcontento emerge anche dalla pagina Facebook di Poste italiane dove si lamentano ore di fila allo sportello “per poi sentirsi dire che alla fine non funziona niente”. Ma c’è chi ha pensato anche un “piano b”: meglio andare in ricevitoria per saldare le bollette in scadenza e usare Internet invece degli sportelli. Sul social network le Poste dichiarano che “il problema al software dei sistemi centrali Ibm e Hp sui quali poggiano le attività degli uffici postali è in via di risoluzione da parte dei tecnici italiani e statunitensi delle due società informatiche”, ma nei commenti proseguono le segnalazioni di malfunzionamento. Motivo del blackout sarebbe stato un aggiornamento del software non andato a buon fine, secondo quanto ha dichiarato un tecnico dell’azienda al Sole 24 Ore.

“La causa di tutto – ha detto – è stata identificata nel software di base del server, il database fornito da Ibm che è stato aggiornato per avere più velocità e semplificazione nelle operazioni allo sportello”. Ma il disagio poteva essere evitato? “Difficile capirlo dall’esterno”, spiega Mauro Lattuada dei Green Geek, associazione milanese per il wifi libero. Della stessa opinione anche Marco Zamperini, esperto di tecnologia tra i firmatari di agendadigitale.org. “Un disastro di queste proporzioni in teoria non dovrebbe accadere”, aggiunge. “Solo dall’interno però è possibile capire cosa è successo, perché inevitabilmente, per causare un disservizio di queste proporzioni, si sono sommate incurie pregresse. Ma può anche trattarsi di semplice sfortuna”.

Codacons intanto la fissato per giovedì il tavolo di conciliazione con Poste Italiane per provvedere al risarcimento dei consumatori. E il presidente Carlo Rienzi è ottimista: “Questa è una delle azioni più importanti a favore dei consumatori dopo quella di Autostrade – spiega – che lo scorso dicembre ha risarcito gli automobilisti vittime del maltempo. Allora si trattava di migliaia di utenti, oggi potrebbero essere milioni”, conclude. Intanto da ieri sul suo blog e sul sito di Codacons è possibile scaricare il modulo da compilare e spedire per ricevere il giusto indennizzo. Sull’origine del blackout, però, Rienzi non ha dubbi: “Il disservizio si poteva evitare -osserva -. Era necessaria una sperimentazione più prolungata del sistema prima di renderlo operativo. In ogni caso, pagheranno le assicurazioni delle compagnie che hanno fornito i software”. Infatti le quattro settimane di test standard di Ibm pare non siano state sufficienti per verificare la stabilità del sistema.

“Le Poste, nonostante prendano le distanze dal guasto tecnico, avrebbero dovuto verificare con certezza di potere sostenere il volume delle operazioni”, aggiunge Francesco Zerbi, portavoce di Codacons, che in questi giorni raccoglie le segnalazioni degli utenti. “Dal 3 giugno ad oggi sono arrivate circa 500 mail di protesta e da ieri pomeriggio in 100 ci hanno inviato il modulo compilato per il risarcimento”. Pensioni e pacchi da ritirare, raccomandate da inviare e contravvenzioni da pagare nei tempi prestabiliti pena il raddoppio sono state le operazioni impossibili dei giorni scorsi. “Tutte richieste che non potevano essere soddisfatte con Internet”, spiega Zerbi che sottolinea però che “effettuare pagamenti da casa sia più vantaggioso ed economico”. Quando è possibile, insomma, meglio il piano b del web.

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