In Finlandia carte d’identità di colore diverso per gli stranieri. Le associazioni per i diritti umani parlano di “marchio razziale”, ma la polizia risponde che servono solo a facilitare i controlli. Intanto cresce nel paese l’onda dei True Finnish, partito populista e xenofobo. Bruxelles non può che restare a guardare, visto che non ha competenza su documenti e passaporti.

Carte d’identità marroni per gli stranieri e blu per i finlandesi. La novità introdotta da Helsinki sui documenti di riconoscimento dei residenti in Finlandia fa parlare di discriminazione legalizzata nei confronti degli stranieri. Le associazioni per i diritti degli immigrati, allarmate per i possibili effetti collaterali di un simile provvedimento, chiedono l’immediato intervento dell’Unione europea.

Il motivo ufficiale dei nuovi documenti, in vigore dal 1 giugno, è permettere un più facile riconoscimento alle guardie di frontiera per chi entra ed esce dal paese, visto che non c’è nessuna limitazione per i finlandesi mentre gli stranieri devono avere il passaporto (zona Ue, paesi scandinavi, Svizzera, Liechtenstein, Monaco e Vaticano). Anche prima le carte d’identità, che in Finlandia non sono obbligatorie, avevano delle piccole differenze tra nativi e non, ma adesso la cittadinanza di una persona salta subito all’occhio. Introdotta anche una terza tipologia di documento per i minori, che sarà di colore viola.

“Per caso il blu si riferisce al colore tipico degli occhi dei finlandesi e il marrone alla pelle di molti immigrati?”, ironizza Michael Privot, direttore dell’European Network Against Racism. Ma a quanto pare c’è poco da ridere. Secondo Privot la motivazione del governo sui controlli più facili alla frontiera non sta davvero in piedi, anzi il sospetto è che si tratti di “un subdolo tentativo di legalizzare l’identificazione etnica tramite carte d’identità multicolor”. Privot sottolinea infatti che, essendo i documenti d’identità utilizzati per tutta una serie di motivi, come aprire un conto in banca, entrare in certi locali o comprare le sigarette, “questi colori potrebbero provocare un’inaspettata discriminazione nella vita quotidiana degli stranieri residenti nel paese”.

Inutile ricordare che proprio la Finlandia alle elezioni politiche dello scorso aprile ha visto un’impennata di consensi dei True Finnish (un quinto dei voti totali), partito euroscettico, xenofobo e dichiaratamente anti-immigrazione. Il boom elettorale della formazione del carismatico Timo Soin ha segnato una svolta nella politica finlandese, con il declino dei principali partiti (i centristi, il partito di Coalizione Nazionale e i Socialisti Democratici). Insieme ad un marcato euroscetticismo, i True Finnish hanno fatto dell’avversione agli stranieri il proprio slogan politico, parlando così alla pancia di una nazione colpita come il resto d’Europa dalla crisi economica e dalla disoccupazione, sia pur molto più lievemente dei paesi meridionali.

Vista la situazione sociale e politica, è difficile non immaginare ripercussioni sulla vita quotidiana degli stranieri residenti nel paese, costretti a palesare con i nuovi documenti le proprie origini. Alle orecchie delle associazioni per i diritti umani non bastano le parole rassicuranti di Ismo Parviainen, responsabile del Distretto di polizia nazionale finlandese, secondo il quale si tratta di “una semplice misura per agevolare il lavoro delle guardie di frontiera”.

Gli attivisti hanno quindi chiesto l’intervento di Bruxelles, affinché stabilisca “la messa al bando in tutta Europa di simili segni di riconoscimento sui documenti d’identità”. Ma la richiesta sarà difficilmente accolta, visto che, come conferma Matthew Newman, portavoce della commissaria Ue alla giustizia, la Commissione europea non ha nessuna competenza in materia di documenti nazionali e passaporti.

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