Il nuovo simbolo della rivoluzione in Siria si chiama Hamza al-Khatib. È un bambino di 13 anni. È stato arrestato il 29 aprile durante una protesta a Saida, 10 chilometri a est di Daraa, e il 24 maggio le forze dell’ordine hanno ridato alla famiglia il suo corpo mutilato e martoriato.

Hamza, che viene dal villaggio di Jizah, è diventato suo malgrado la vittima più famosa delle rivolte siriane. Stando ai racconti degli attivisti di diritti umani e a un video su Youtube, che ora è stato in parte censurato, il bambino ha subito torture. Il suo corpo gonfio mostra ferite di proiettile sulle braccia, tagli, occhi neri, lividi, una profonda bruciatura sul petto, contusioni, segni compatibili con l’uso di strumenti per scosse elettriche e di frustate fatte con i cavi. Queste ultime due tecniche di tortura sono ben documentate da Human Rights Watch durante i tre mesi di repressione della protesta siriana. Il collo di Hamza è stato rotto. Il suo pene è stato tagliato.

Per un mese la famiglia non sapeva dove fosse il bambino o se e quando sarebbe stato rilasciato. “Quando la madre è andata a prendere il corpo le è stata mostrato solo il viso del figlio”, ha detto il cugino, che era presente quando i genitori sono andati a riprenderlo. “Abbiamo detto a suo padre di non guardarlo, ma lui ha tirato indietro il lenzuolo. Quando ha visto il corpo di Hamza è svenuto. Molta gente è accorsa e qualcuno ha cominciato a riprendere la scena. C’ era il caos.”

“Hamza non si occupava di politica – dice il cugino – ma tutti andavano a protestare per le strade, così anche lui è andato”. Ha cominciato a camminare insieme a parenti e amici per i 12 chilometri lungo di strada che porta da casa a Saida. Qui sono iniziati gli spari. “La gente veniva uccisa e ferita, molti venivano portati via dai militari. Era una grande confusione e non ci siamo resi conto di quello che succedeva a Hamza. È semplicemente sparito”.

La gente ripresa nel video su Youtube tiene in mano uno striscione sulla bara del bambino con su scritto: “Il martire, Hamza al-Khatib, ammazzato con le torture della banda di Assad”. Al funerale invocano Allah e in sua memoria il 27 maggio è stato dichiarato “Venerdì dei bambini”. Dopo che il corpo di Hamza è stato filmato, così da testimoniare al mondo le torture del regime, il bambino è stato seppellito a Jizah. Nessuno ha potuto raggiungere i parenti di Hamza perché suo padre Ali è stato messo in carcere sabato scorso e Wissam Kassem Tarif, direttore del gruppo per diritti umani Insan ha dichiarato che lunedì anche lo zio del bambino e suo fratello sono stati messi in carcere.

Su Facebook ci sono decine di pagine che mostrano il viso paffuto di Hamza, incluso una in arabo che conta la momento oltre 69.461 sostenitori e una in inglese con 12.773 che si intitolano “Noi siamo tutti Hamza al-Khatib”. Il caso di Hamza sta sollevando un’onda eccezionale di protesta in tutto il paese, tanto che anche le famiglie che non avevano preso parte alle rivolte si stanno schierando contro il regime.

Quel 29 aprile insieme a Hamza sono scomparse altre 50 persone, gettate in prigione dalla divisione antiterrorista della Air Force Intelligence, i servizi segreti più efficienti del paese, attivissimi anche nella repressione delle ribellioni contro il regime di Bashar al-Assad organizzate dalle confraternite dei Fratelli Musulmani. Questa settimana sono stati ridati 13 corpi delle 51 persone prese e tutti erano stati torturati. La Air Force Intelligence è famosa per le torture e nei prossimi giorni si aspettano altri 12 corpi mutilati e seviziati.

Secondo l’Insan il numero verificato delle persone detenute arbitrariamente dopo le rivolte in Siria è di 2843, quello dei morti di 632. Il numero delle persone scomparse in carcere potrebbe eccedere le 8000 ma, dato che fra le città non ci sono vie di comunicazione agibili, i membri dell’Insan non sono stati ancora in grado di verificare tutti i nomi con le famiglie. Il Local Coordination Committees of Syria, un network di 15 comitati locali e di attivisti per i diritti umani, ha dichiarato che almeno 25 minori sono stati uccisi da metà marzo. Il messaggio del regime è quello di terrorizzare le famiglie, di punirle e di servire da esempio e da deterrente ai dimostranti, esattamente come succede con gli stupri di gruppo sulle donne.

I giornalisti stranieri non possono entrare in Siria ma secondo quelli locali e gli attivisti dei diritti umani non c’è alcun dubbio sull’autenticità del filmato su Hamza. Al-Dunia, l’unica TV privata siriana, apertamente favorevole al regime, ha trasmesso un’intervista ad Akram al-Shaar, medico legale del Tishreen Militarily Hospital di Damasco. Secondo al-Shaar i segni sul corpo di Hamza sono dovuti ai naturali processi di decomposizione e non alle torture subite. Le affermazioni del medico sono però importanti perché è la prima volta che un funzionario siriano ammette pubblicamente che dei civili arrestati durante la repressione nella zona di Daraa sono stati trasportati nelle prigioni di Damasco. È anche segno che il regime ha bisogno di smentite pubbliche.

Agli inizi di maggio il Damascus Center for Human Rights Studies (DCHRS) ha dichiarato che i corpi di 244 civili uccisi dai militari a Daraa e i feriti sono stati trasportati al Tishreen Military Hospital di Damasco così da impedirgli di ricevere cure appropriate. Nello stesso periodo è stata scoperta una fossa comune con i resti di 13 persone, incluso donne e bambini. Otto di loro sono stati identificati come membri della famiglia Abazied, presa di mira dall’esercito durante gli scontri nel centro storico di Daraa. È stato impedito alla gente di identificare i corpi e ai contadini presenti è stato confiscato il cellulare.

La relazione 2011 di Amnesty International afferma che in Siria i dissidenti e gli attivisti per i diritti umani subiscono arresto e prigione senza regolare processo e viene loro impedito di lasciare il paese. IL 1° giugno Human Rights Watch ha rilasciato un documento su probabili crimini contro l’umanità commessi a Daraa dalle forze dell’ordine .

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