È stato “svilito il ruolo del sindacato sul piano dell’effettività dell’azione, della credibilità e dell’immagine rispetto ai lavoratori”. Così scrive il giudice del lavoro del Tribunale di Ravenna, Roberto Riverso, nella sentenza con cui ha condannato per comportamento antisindacale il gruppo Marcegaglia Spa, la ditta di famiglia del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Secondo il giudice, l’azienda ha impegnato nella sua attività di produzione a Ravenna 40 dipendenti formalmente assunti da una società diversa, la Nuova Inde srl di Udine, proprio durante le trattative sindacali per il salario d’ingresso. Il giudice Riverso ha quindi ordinato al gruppo di assumerli a tempo indeterminato – a partire dalla data del loro ingresso nello stabilimento di Ravenna – e con il trattamento riservato ai dipendenti del gruppo. Anziché il salario d’ingresso previsto poi dall’accordo sindacale raggiunto il 12 aprile scorso.

Marcegaglia Spa è stata poi condannata a pagare le spese processuali alla Fiom-Cgil di Ravenna, che aveva presentato ricorso. Soddisfatto il sindacato: “Il salario d’ingresso – spiega il segretario provinciale Milco Cassani – avrebbe portato i 40 dipendenti a raggiungere il 100 per cento del salario aziendale in sei anni e mezzo, con un danno a testa di circa 25mila euro“.

La vicenda risale alla fine del 2010, ricorda la Fiom in una nota, quando il gruppo della presidente di Confindustria aveva annunciato l’assunzione di 200 apprendisti, di cui 100 a Ravenna. Dopo la promessa di nuovi posti di lavoro, nello stabilimento emiliano si era aperta la consultazione interna per trovare un accordo sul cosiddetto ‘salario di ingresso’. Mentre era ancora in corso la trattativa con il sindacato, spiega la Fiom, l’azienda aveva assunto 40 lavoratori attraverso la società Nuova Inde. Ma con un salario più basso rispetto a quello previsto dal contratto nazionale attivo al momento. Questa società, costituita a ottobre 2010 nell’ambito del gruppo Danieli – partner tecnologico e strategico della Marcegaglia Spa – , con capitale sociale di 10mila euro, è stata poi acquistata da Marcegaglia per 100mila euro. “I 40 lavoratori – continua la Fiom, citando la sentenza -, assunti formalmente in provincia di Udine, erano stati trasferiti e distaccati nella sede Marcegaglia Spa di Ravenna che aveva bisogno di manodopera per produrre”. Solo ad aprile 2011 quelli che di fatto erano dipendenti del gruppo sono stati assunti dalla Marcegaglia.

Una mossa “costruita ad arte – secondo il giudice che ha condannato l’azienda – per far sì che Marcegaglia Spa potesse avere a disposizione lavoratori a buon mercato, da utilizzare normalmente nella produzione, nelle more della definizione dell’accordo aziendale sul salario di ingresso”. Riverso, quindi, ha ordinato al gruppo di formalizzare l’assunzione di questi dipendenti “fin dalla data di ingresso nello stabilimento di Ravenna ed applicando loro il normale trattamento vigente in quanto dipendenti Marcegaglia Spa a tempo indeterminato”.

Il gruppo Marcegaglia ha annunciato che impugnerà il provvedimento del giudice. “Stiamo approfondendo le motivazioni di un provvedimento che desta francamente sconcerto”, afferma l’avvocato Marcello Giustiniani. “E che sembra avere motivazioni più politiche che giuridiche. Ci attendono ancora tre gradi di giudizio e ci aspettiamo una maggior serenità ed oggettività nella valutazione finale”.

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