“La crescita di una economia – scrive Mario Draghi nelle sue Considerazioni Finali del 31 maggio – non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e speranze”.

E’ in virtù di ciò che, forse, lo scorso ottobre, la Banca d’Italia ha deciso di tagliare del 10% tutti gli stipendi superiori ai 150.000 Euro e di renderli pubblici.

Il 31 maggio 2011 la glasnost arriva (con 25 anni di ritardo) anche a Via Nazionale e, non appena gli emolumenti dei dirigenti della banca centrale italiana diventano noti per la prima volta, le agenzie di tutto il mondo impazziscono.
Bloomberg scrive:Draghi faces 50% pay cut when he succeeds Trichet as ECB head” ossia “Draghi si ritroverà lo stipendio dimezzato quando sostituirà Trichet alla guida della BCE“. Mario Draghi ha infatti portato a casa nel 2010 757.714 Euro mentre il “povero” Jean-Claude Trichet, Presidente della Banca Centrale Europea, si è dovuto accontentare di 367.863 Euro, meno della metà. Anche Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Bankitalia, ha surclassato con i suoi 593.303 Euro il povero Jean-Claude che guadagna anche molto meno dei vice-direttori generali Ignazio Visco, Giovanni Carosio e Anna Maria Tarantola che hanno incassato “solo” 441.057 Euro.

Unica, magra consolazione per Trichet è quella di aver superato lo stipendio del banchiere centrale più potente del mondo, Ben Bernanke. Dirigere la Federal Reserve rende poco, pochissimo, solo $199.700 all’anno (139.066 Euro).

Nel 2010, quindi, lo stipendio del Governatore Draghi (Bankitalia) è stato il doppio di quello di Trichet (BCE) e il quintuplo di quello di Bernanke (Federal Reserve) per una frazione delle responsabilità (tassi di interesse, politica monetaria, etc.) che gravano sulle spalle dei governatori della BCE e della Federal Reserve.

A Ben Bernanke e a Jean-Claude Trichet consiglio di ripassare l’accorato appello (in inglese maccheronico) di Francesco Rutelli (stipendio 182.159 Euro): “pliz viizit Italy, viizit aur cantri”! E poi, dopo la visita, dear Ben e mon cher Jean-Claude, imbucatevi pure in Bankitalia. O in Parlamento.

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