Il consiglio comunale di Faenza ha approvato il 17 maggio il nuovo sistema tariffario per le rette degli asili nido, con rette personalizzate in base alla certificazione Isee. La lista civica Fatti sentire, Movimento 5 stelle, ha fatto le pulci al documento e ha lanciato una polemica nei confronti dell’amministrazione comunale.

Pur non essendo contrari al “nuovo sistema tariffario a tre fasce fisse e calcolo personalizzato delle restanti quote in base al reddito, in cui riconoscono lo sforzo di “ricercare criteri di apparente equità e per rendere disponibili fondi utili all’aumento del numero dei posti convenzionati”, i consiglieri di Fatti sentire, Maurizio Montanari e Vincenzo Barnabè, denunciano una discriminazione nei confronti delle coppie di fatto.

Il passaggio del nuovo sistema tariffario oggetto delle critiche dei grillini riguarda i criteri di calcolo delle tariffe: se alla domanda di accesso sono stati presentati i dati relativi all’occupazione di entrambi i genitori, questi devono essere considerati anche per il calcolo della tariffa, anche qualora la coppia non sia convivente.

Che conseguenze avrebbe questa parte del regolamento? Secondo Montanari e Barnabè, “per il Comune di Faenza i redditi di una coppia di fatto separata vengono comunque sommati e considerati entrambi nel reddito del genitore affidatario”. La ragione addotta dall’amministrazione, sempre secondo quanto riportano i consiglieri di Fatti sentire, starebbe nel fatto che “spesso ci sono coppie che dichiarano residenze diverse per pagare di meno”.

Volendo pensar male, un fenomeno di questo tipo di certo non stupirebbe (nemmeno tra le coppie sposate, peraltro), vista l’innata tendenza italiana verso ogni tipo di evasione fiscale.

“Il nostro regolamento di accesso al nido è del 2002 e siamo consapevoli che dobbiamo metterci le mani, ma quest’anno siamo partiti del regolamento tariffario per aumentare la percentuale di copertura di servizio e convenzionare più posti, perché la nostra priorità è stata la riduzione delle liste d’attesa”, spiega l’assessore ai servizi per l’infanzia Maria Chiara Campodoni.

“Stiamo già mettendo in piedi un progetto per realizzare il nuovo regolamento di accesso al servizio,” continua l’assessore Campodoni. “Vogliamo farlo per il prossimo anno scolastico per coinvolgere le famiglie, gli operatori del nido e l’Amministrazione.”

“L’attuale regolamento riconosce quattro casi in cui il nucleo familiare è monoparentale: decesso di uno dei coniugi, non riconoscimento del figlio a parte di un genitore, separazione legale e divorzio. In questi casi, per avere il punteggio di accesso, è sufficiente il lavoro di un genitore”, spiega l’assessore Campodoni.

“Se il bambino è stato riconosciuto da entrambi i genitori, la non convivenza non comporta il caso di monogenitorialità. Nel momento dell’accesso, se una mamma o un papà dichiarano il lavoro di entrambi i genitori, il bambino ottiene un punteggio per l’accesso sui due genitori che lavorano. Noi chiediamo la stessa coerenza nel momento in cui si deve determinare la tariffa. Questo sistema è stato anche avallato dal Difensore civico.”

“É un problema di accesso”, conclude l’assessore. “I genitori non più conviventi, non più uniti da un legame affettivo, dichiarano comunque i lavoro di entrambi i genitori per ottenere un punteggio che facilita l’accesso, poi magari vorrebbero dichiarare solo un genitore nel momento di determinazione della tariffa. Nel nuovo regolamento di accesso valuteremo una casistica più ampia di situazioni, ma adesso chiediamo coerenza con quanto dichiarato nella domanda”.

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