Roma, presidio permanente dei Comitati 'Vota Sì per Fermare il Nucleare' e '2 sì per l'Acqua Bene Comune'

Mancano solo due giorni alla decisione della Cassazione sul destino del quesito referendario sul nucleare. Il 31 marzo infatti, con una mossa definita dai comitati pro-referendum “uno scippo di democrazia”, il governo aveva posto la fiducia sul cosidetto Decreto Omnibus (Leggi il testo completo) decidendo di fatto una “moratoria al nucleare”, uno stop al ritorno delle centrali nucleari di un anno. Il decreto legge in questione diventa legge il 27 maggio, quando viene firmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Ma cosa prevede nello specifico? Dispone la “sospensione, per un periodo di 12 mesi, delle procedure riguardanti la localizzazione e la realizzazione di centrali e impianti nucleari sul territorio italiano”. “Per effetto immediato della moratoria – aggiunge una nota – il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell’Ambiente non procederanno all’adozione degli atti necessari alla realizzazione degli impianti nucleari, a cominciare dalla predisposizione del documento programmatico sulla strategia nucleare”. Così come disposto dall’Ue, precisa ancora il ministero, “restano confermati il deposito nazionale per lo stoccaggio e il ruolo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, quale organo competente per lo studio e la programmazione delle politiche riguardanti la sicurezza nucleare”.

La palla passa ora all’Ufficio centrale della Cassazione per i referendum che mercoledì 1 giugno dovrebbe pronuciarsi per stabilire se le norme sullo stop al nucleare siano sufficienti o meno per dichiarare l’annullamento del referendum in materia.

Lo scopo del governo – non dichiarato apertamente ma chiaro a tutti – è eliminare dalla consultazione del 12 e 13 giugno il quesito che più spingerebbe i cittadini ad andare a votare. L’argomento “nucleare” è diventato troppo sentito dall’opinione pubblica specie dopo il disastro di Fukushima dell’11 marzo 2011. La cosiddetta “onda emotiva” potrebbe portare al raggiungimento del quorum (50 per cento+1 degli aventi diritto) con effetto trascinante anche sugli altri quesiti in materia di acqua e legittimo impedimento. Senza raggiungere il quorum, infatti, la consultazione sarà invalidata. E a quel punto, se vorrà, il governo potrà nuovamente riaprire al nucleare, una volta conclusa la moratoria di un anno stabilita dalla nuova legge.

Ma è soprattutto il legittimo impedimento a preoccupare Silvio Berlusconi, “utilizzatore finale” del provvedimento, una legge licenziata dal parlamento tra febbraio e aprile 2010 e corretta dalla Corte costituzionale a gennaio 2011 che, per 18 mesi dall’approvazione, consente al presidente del Consiglio o a un ministro imputato di giustificare la propria assenza a un processo che lo riguardi. Già con le modifiche della Corte costiutuzionale i processi del Cavaliere sono ripartiti mettendo nuovamente in moto le accuse per i costi gonfiati dei diritti televisivi di Mediatrade, la corruzione giudiziaria del legale inglese David Mills, la frode fiscale Mediaset e le più recenti, prostituzione minorile e concussione, per il Rubygate. Nonostante l’intervento della Corte sulla norma originaria, il quesito referendario è stato ritenuto ammissibile, seppure riformulato “alla luce della sentenza della Consulta che lo aveva dichiarato parzialmente incostituzionale”.

Tra due settimane i cittadini dovrebbero rispondere al seguente quesito: “Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonché l’articolo 2 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante ‘disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?'”. Votando ‘sì’ la legge sul legittimo impedimento sarà cancellata, un ‘no’ invece la confermerebbe nella sua versione attuale. La partita è politica. Per l’Italia dei Valori “il referendum sarà un plebiscito a favore o contro la permanenza di Berlusconi al governo: l’occasione giusta per mandarlo a casa e nelle aule di tribunale dove lo aspetta la giustizia”.

Intanto domani a Roma si terrà, verso mezzogiorno il Consiglio dei ministri, “esclusivamente per evitare l’imminente scadenza di termini per l’attuazione di deleghe legislative”, come precisa un comunicato di palazzo Chigi, che elenca i vari provvedimenti in agenda. All’ordine del giorno (odg) figurano: un decreto legislativo per l’adeguamento e l’armonizzazione dei sistemi contabili; un altro decreto legislativo sull’attuazione delle direttive comunitarie relative a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica, del gas naturale e a una procedura comunitaria sulla trasparenza dei prezzi al consumatore finale industriale di gas e di energia elettrica”. Il Cdm esaminerà anche un “decreto legislativo sulla sorveglianza e il controllo delle spedizioni di rifiuti radioattivi e di combustibile nucleare esaurito – sorveglianza radiometrica su materiali o prodotti semilavorati metallici”. E’ previsto, inoltre, l’esame di alcune leggi regionali. Salvo cambiamenti di programma dell’ultima ora, Silvio Berlusconi non riuscirà a presiedere la riunione, perché impegnato nella seconda giornata di lavori al vertice intergovernativo di Romania. Il Cavaliere, infatti, è atteso a Roma nel pomeriggio: alle 20 si terrà, a palazzo Grazioli, l’ufficio di presidenza del Pdl per

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