Gli studenti fuori sede si dividono in quattro categorie: quelli il cui genitore lungimirante e saggio investe nell’acquisto di un appartamento (spesso per garantire a più di un figlio la sicurezza della casa, il che significa che i fratelli minori saranno obbligati a seguire i maggiori nella sede universitaria da loro scelta), quelli meritevoli e bisognosi che stanno in uno studentato (ogni tanto le solite malelingue insinuano che alcuni di loro saranno pur meritevoli ma non bisognosi), quelli benestanti che hanno la possibilità di condividere casa soltanto con uno o due studenti, e infine quelli (la maggior parte) che, meritevoli o meno, bisognosi o ricchi, condividono spazi abitativi con molti loro simili, a volte addirittura la stanza con altri due o tre compagni.

Negli anni dell’Università si riescono a sopportare con la forza della gioventù caldaie non a norma, affitti esorbitanti (talvolta in nero) e mobili di Padre Marella mixati con quelli dell’ipermercato svedese.

Si mangia tutti insieme la sera, condividendo le spese dell’appartamento, la carta igienica (che finisce sempre quando in bagno ci sei tu ma nessuno si è ricordato di comprarla) e i piatti nel lavandino, residuati di frettolosi pasti singoli che si accumulano fino a che qualcuno, spinto dalla disperazione di non trovare nemmeno una posata pulita, non si decide a lavare le montagne nell’acquaio.

Ci sono i turni per le pulizie (regolarmente non rispettati da chi sta “sotto esame”, e alcuni sono eternamente sotto esame) e i turni per pagare le bollette i cui conti sono affissi pubblicamente sul frigorifero, e ovunque ci sono bigliettini appesi con avvisi amichevoli o (a volte) minacciosi e definitivi. Gli studenti non hanno molto tempo per pulire perché corrono a lezione o in biblioteca a studiare o al compleanno dell’amico dell’amico (che è americano della Brown University) e ci vanno in bicicletta (qualche bicicletta è dipinta a spray, indizio sospetto di un “incauto acquisto”) oppure in autobus ma non sempre fanno il biglietto perché hanno bisogno di risparmiare i soldi per comprare le sigarette o il tabacco e le cartine.

Nelle case degli studenti c’è sempre ospitalità per tutti utilizzando qualsiasi divano o posto libero e se manca qualcuno di casa l’ospite viene piazzato nel suo letto (e a volte anche nelle sue lenzuola usate).

Quando poi lo studente si laurea (dopo le ridicolaggini che è costretto a sopportare girando in mutande in piazza Verdi con la corona di alloro e gli amici che gridano “Dottore, dottore, dottore del buco del…”), spesso torna al suo paese e si veste elegante anche nel caso abbia avuto un cane e molti piercing.

Quelli che rimangono e trovano un posto come ricercatori malpagati all’Università o altrove, così come i giovani lavoratori provenienti dal sud, vanno finalmente ad abitare da soli o con un convivente, con il partner o semplicemente con un collega o amico. Gli appartamenti costano ancora tanto come quando si era studenti ma almeno non c’è più l’affollamento di quell’epoca, i mobili di Padre Marella sono completamente sostituiti da quelli svedesi, nel frigo non c’è più solo la roba dei discount, non puzza di cipolla e il latte non inacidisce. Nei frigoriferi degli studenti infatti, o sparisce il tuo ultimo yogurt e non si riesce a scoprire chi l’abbia mangiato, oppure la roba irrancidisce conservata per mesi perché nessuno ricorda che è la sua e non la tocca per rispetto degli altri. Infatti ci sono quelli che rigidamente dividono tutto (e guai a toccare le loro cose!) e quelli che mischiano tutto in allegria.

Quando vivi da solo puoi permetterti di girare in mutande, di bere la tisana nella vasca da bagno circondata da candele, e di mangiare la pizza a letto (quello lo fanno anche gli studenti!), inoltre di pulire la casa a specchio o non pulirla affatto (magicamente chi vive da solo pulisce a specchio anche nel caso sia stato un disordinato cronico da studente).

Ci si vanta di essere riusciti a trovare un monolocale a seicento euro in un basso sotto ai portici, dove in quei trentacinque metri quadrati non coibentati, una volta spenti i termosifoni scopri il piacere di stare in una cantina, con un fresco che ti fa ammuffire i vestiti nell’armadio e ti rinsecchisce le ossa. Ci si ostina a mettere i fiori sulla finestra con le grate che dà sul portico, dove non arriva un briciolo di sole e muore ogni filo verde e muori anche tu se non lasci la casa che avevi preso per la gioia di vivere da solo, non rendendoti conto di quanto il bottegaio che te l’ha affittata (ma è legale che sotto ai portici ci siano case?) stia approfittando di te e del tuo entusiasmo.

Finalmente arriva il giorno in cui trovi un appartamento in Bolognina, pieno di sole, con vista sui tetti, a canone libero ma onesto, di sessanta metri quadrati da arredare vintage con gusto personale. Dopo un paio di anni riesci anche a ottenere un canone concordato che più onesto non si può, riconciliandoti con la categoria dei proprietari (incredibile, la caldaia è a tenuta stagna!) ti senti fortunato e ogni volta che gli amici vengono a trovarti ti invidiano quella casa, continui a lucidarla a specchio e stavolta puoi comprare tutte le piante che vuoi anzi, in primavera riesci anche a seminare il basilico (pazienza che quando cresce c’è lo smog che lo annerisce), puoi stendere il bucato fuori dal balcone, asciuga subito e fa buon odore anche se devi schivare il bucato gocciolante dei cinesi del piano di sopra, e così anche quello dei rumeni che sono venuti al posto dei cinesi e così quello dei moldavi che sono venuti al posto dei rumeni.

Sei coccolato e amato da tutti i vicini, che non sono solo stranieri ma anche bolognesi di mille generazioni che ti salutano sulle scale chiedendoti come va e sono contenti quando suoni il piano (dicono che fai musica allegra).

Ma proprio quando hai finalmente una situazione idilliaca, soprattutto onesta, arriva il trasferimento e devi lasciare il tuo paradiso sudato e rincorso venti anni.

E se per caso tu fossi salito sulla torre mentre eri studente non torni a casa nemmeno con la sospirata laurea. Pero’ siccome sei astemio non ti hanno scalfito le ordinanze comunali che toccavano soprattutto gli studenti che fanno girare l’economia di tanti bolognesi.

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