Anche il futuro dei centri di aggregazione giovanile (Cag) passa per Palazzo Marino. Dopo la delibera del 6 maggio  n. 1412/2011 (Leggi) con cui la giunta Moratti ha deciso di cambiare il sistema di accreditamento dei centri riducendo drasticamente i fondi, quattordici associazioni del Coordinamento dei Cag milanesi hanno sottoscritto un documento, inviato sia a Letizia Moratti che a Giuliano Pisapia, con il quale si chiede al candidato sindaco “quale impegno concreto si sente di prendere rispetto all’esistenza di questi servizi”.  

Il documento stabilisce che a partire da luglio ogni Cag potrà avere al massimo 30mila euro come contributo annuo di base, contro gli 86mila – secondo i calcoli del coordinamento milanese dei Centri – necessari per assicurare il funzionamento minimo di ogni struttura. “Fino all’anno scorso la quota di base annua era di 60mila euro – spiega Dario Anzani della Comunità cooperativa del Giambellino – e fino al 2007 di 125mila, il doppio, anno in cui il Comune ha decretato la riorganizzazione dei centri, che da convenzionati sono diventati liberi con contributo comunale”. Si tratta quindi di una doppia sforbiciata: la prima nel 2007, la seconda poche settimane fa sempre da parte della giunta guidata da Letizia Moratti. Atti non proprio coerenti con un programma elettorale che, al capitolo “Aiutiamo chi aiuta”, annuncia interventi “decisivi” nel Terzo settore, nello specifico, con un “Aiuto per il credito alle associazioni no profit che sviluppano progetti di sostegno scolastico, di aggregazione giovanile, di prevenzione e recupero del disagio”.

Inoltre il bando del nuovo sistema di accreditamento (per il 2011-2012) prevede l’aumento delle ore di attività settimanali, da 20 a 25 e inserisce parametri discutibili come la grandezza della superficie dei locali. Gli operatori a causa dei fondi dimezzati non potranno fare altro che ridurre la qualità e il numero dei servizi.

Il risultato è prevedibile: tolte le spese di gestione come affitti, bollette e manutenzione, agli operatori dei centri, già in difficoltà economica da anni, non rimarrà un euro per finanziare le attività. Tutto ciò nonostante gli educatori professionali abbiano stipendi molto bassi (meno di mille euro mensili), e gran parte del lavoro di supporto sia svolto da centinaia di volontari. “Stanno mirando alla chiusura di questo servizio – spiega ancora Anzani – senza considerare che siamo gli ultimi rimasti a occuparci dei giovani in situazioni di marginalità, a volte anche estreme”.

Il messaggio che passa, secondo il Coordinamento territoriale dei Cag milanesi, è che si vogliano trasformare i centri in parcheggi di contenimento per i ragazzi, dove l’unica cosa fattibile è stare chiusi nelle aule senza fare nulla. Se possibile, più diseducativo della noia della strada. Proprio là, tra l’asfalto e le torri di Giambellino, Lorenteggio, Quarto Oggiaro, era nato nel 2001 “Educativa di strada”, progetto concluso nel 2008 proprio per il taglio dei fondi. Un piano che era la “trincea” dell’azione delle cooperative e che ancora oggi gli educatori rimpiangono. Come dei Cag itineranti, l’Educativa di strada radunava i ragazzi nei bar, nelle piazze, negli androni dei palazzi creando così una rete.

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