“Ho vent’anni e non mi manca niente, ma allora ditemi come cavolo ho fatto a mettermi in questo gran casino”. E’ la voce off di Cesare Cremonini ad accompagnare l’arioso movimento di macchina che apre Un amore perfetto. Esordio al cinema come attore del cantautore bolognese, oramai datato 2002, che in pochissimi ricordano.

Filmetto girato sulla riviera, per la regia di Valerio Andrei, tutto costruito per cavalcare la starlette emergente Martina Stella appena uscita da L’ultimo bacio di Muccino e il successo personale di Cremonini grazie all’album Squerez inciso coi Lunapop.

Una frase che Cremonini pronuncia in tempi insospettabili. Oggi che Pupi Avati l’ha eletto, filmato, montato e stampato come nuovo protagonista de Il cuore grande delle ragazze (strana crasi di titoli avatiani – Il cuore altrove/Ma quando arrivano le ragazze?) già in fase di postproduzione e probabilmente in procinto di essere presentato alle selezioni dei prossimi festival di Venezia e Roma.

Il film, prodotto dalla DueA dei fratelli Avati, vede Cremonini protagonista assoluto nella parte di quello che pare essere stato il nonno di Avati durante i fascistissimi anni Trenta. Il suo personaggio è un “gaglioffo, mascalzone”, come ha affermato recentemente Avati, “uno di quei ragazzi belli di cui le ragazze si innamorano a prima vista”. Lei, invece, sarà Micaela Ramazzotti, altra biondina, meno effimera della Stella, oggi felice signora Virzì.

Bizzarra la bolognesissima coppia Avati-Cremonini: uno classe ’38, l’altro classe ’80; uno bambino nella campagna di Sasso Marconi, l’altro all’opposto in quella sanlazzarese di Colunga; uno con il jazz e lo swing nelle vene (le musiche di Il cuore grande delle ragazze saranno di Lucio Dalla), l’altro con nel cuore i Beatles e una lenta sofisticazione melodica che lo ha portato ad Hello! (grazie anche all’incontro con la raffinata Malika Ayane). In mezzo il cinema che, stranamente, è ancora in grado di affascinare i cantanti per renderli possibili star del grande schermo.

Avati ha dichiarato che di Cremonini lo ha colpito soprattutto “la musica del suo parlare bolognese, direi addirittura di via Saragozza, di cui vado orgoglioso”. Cremonini ha sostenuto che Avati “è soprattutto una gran brava persona”. Chissà allora cosa ne uscirà da questo duetto bolognese attorniato da altri due felsinei doc come Gianni Cavina e Andrea Roncato?

In attesa del trentasettesimo (!) film di Avati chi vorrà riascoltare Cremonini live dopo il restyling cinematografico potrà correre all’Heineken Jammin Festival il 9 giugno a Venezia, oppure attendere il tour vero e proprio (quello estivo tra Svizzera e Lombardia è un assaggio) che partirà in autunno e probabilmente toccherà anche l’Emilia Romagna. Con la benedizione di quello spettro della bolognesità che sembra aleggiare su questa inedita, informale, stranissima coppia.

Articolo Precedente

Appalti alla ‘ndrangheta in Emilia: indagato sindaco Pd

next
Articolo Successivo

“Eversivi no, ma delinquenti”: perché restano in carcere gli anarchici del Fuoriluogo

next