In questi giorni il Web in Italia è protagonista di un’interessante novità nella comunicazione politica. Non si tratta di una vera e propria innovazione nell’ambito del linguaggio on line, bensì di un adattamento dei tormentoni che girano su Internet a una campagna elettorale. Ed è qui il principale l’elemento di novità che però non rimane il solo.

Entriamo nel merito della questione. Siamo a Milano, dove il confronto fra Giuliano Pisapia e la sindaca uscente Letizia Moratti è serratissimo. In gioco non c’è solo la gestione della città ma anche la tenuta generale del Governo Berlusconi IV. Il centrodestra, in deciso svantaggio, come ha deciso di recuperare voti? Dando di volta in volta al candidato del centrosinistra dell’estremista (Moratti), del matto (Bossi) ma anche dell’abile convertitore religioso, come non se ne vedevano dai tempi del Basso Medioevo: Con Pisapia Milano sarà una città islamica (Berlusconi). E non mancano ovviamente le dichiarazioni più colorite come quella di Mario Borghezio (Lega Nord): “Non ci sono dubbi che i fondamentalisti islamici, in primis Al Qaeda e lo stesso Al Zawahiri, sarebbero felicissimi se a Milano la Lega dovesse perdere e Pisapia diventasse sindaco”. Addirittura il sostegno di Al Qaeda a Giuliano Pisapia!

Ma come ha reagito il popolo della rete? In un modo a dir poco esilarante. Su Facebook è stata aperta una pagina dal titolo È tutta colpa di Pisapia nella quale i suoi sostenitori fanno a gara a chi la spara più grossa, sul modello di un tormentone che qualche tempo fa girava sull’attore americano Chuck Norris. Qualche esempio? “Pisapia gestisce la raccolta differenziata a Napoli”, “Pisapia è così comunista che da bambino si addentava”, “Pisapia governava Sodoma e Gomorra, ora vuole Milano”, “Se non stai attento, Pisapia ti mette il guttalax nel gelato”, “Pisapia ti ruba il parcheggio che avevi adocchiato”, “Mentre Dio provava a farci a sua immagine e somiglianza, Pisapia lo distraeva”, “Pisapia fa attraversare le vecchiette e poi nel bel mezzo dell’incrocio scappa e le lascia da sole”, “Gheddafi si nasconde a casa di Pisapia!”.

Leggere le battute della gente, una dietro l’altra, è uno spasso. A oggi sono quasi 50 mila le “persone cui piace questo elemento” e crescono di minuto in minuto. Un altro modo per dire: voti. È la prima volta che i sostenitori reagiscono alle provocazioni degli avversari politici seppellendo di feroce ironia il proprio candidato preferito. L’esaltazione della negatività di Pisapia ottiene l’effetto opposto: sminuire le critiche che gli vengono rivolte. D’altronde fra quelle vere e quelle false a volte è difficile distinguere. Qualche anno fa anche i manifesti elettorali di Berlusconi furono presi di mira. Ricordate il “presidente operaio” o il “meno tasse per tutti”? Ma non dai suoi stessi sostenitori. E qui la differenza diventa sostanziale. Purtroppo tutto questo ha un retrogusto amaro che diventa il sapore principale di questa campagna elettorale: di soluzioni alla degenerazione economica e sociale del Paese, ben evidente nell’ultimo rapporto annuale Istat, nessuna traccia. Ed è ovviamente a chi governa da qualche anno che si chiede principalmente il conto di tutto questo.

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