Pier Ferdinando Casini, Alfredo Pasquino, Gianfranco Fini, Francesco Rutelli e Manfredi Palmeri

Il Terzo polo sceglie di non scegliere. Nessun apparentamento quindi in vista dei ballottaggi delle amministrative che si terranno tra due settimane. La palla torna quindi nelle mani dei singoli candidati. Le decisioni prese dal trio Fini-Casini-Rutelli sono state presentate questo pomeriggio durante una conferenza stampa a Roma.

“Chi pensa a dividere il Terzo polo si prepari a cambiare i suoi piani”. Non usa giri di parole Gianfranco Fini, nell’inviare un messaggio agli avversari politici. “Il Terzo Polo – ha detto il leader Fli – ha mosso i suoi primi passi nelle amministrative”. Subito dopo, il presidente della Camera manda il suo avviso: “Chiunque pensi di creare divisioni nel Terzo Polo in vista dei ballottaggi e poi della prossima attività politico-parlamentare dei mesi che ci attendono, è meglio che cambi i suoi piani”. Il Terzo Polo “resterà unito – assicura Fini – sia nei ballottaggi che nell’attività politica e parlamentare, così come è stato finora”.

Il riferimento di Fini è chiaramente diretto ai tentativi di riconquistare le colombe di Fli, in primis l’ex ministro Andrea Ronchi e Adolfo Urso. Dopo il voto i due hanno immediatamente detto di non essere disponibili a sostenere la candidatura di Giuliano Pisapia a Milano. Scatenando le critiche del Pdl ad un partito spaccato, così come i tentativi di riportare i due all’ovile berlusconiano. E così, se ce ne fosse stato bisogno, Fini è stato ancora più chiaro: “Le decisioni dell’assemblea di Fli sono vincolanti per tutti”. “Bocchino – annuncia Fini – ha giustamente convocato per venerdì mattina l’assemblea nazionale di Futuro e libertà che aprirà con una sua relazione. Questa sarà sottoposta all’assemblea che sarà chiamata appunto a ratificare la scelta del non appoggio esplicito a nessuno dei due candidati così come ha stabilito il Terzo polo. A quel punto – puntualizza il leader di Fli – la scelta sarà ratificata dalla maggioranza e diventerà vincolante per tutti”.

Assemblea che si presenterà orfana del suo presidente, lo stesso Andrea Ronchi. L’ex ministro infatti si è dimesso questo pomeriggio con una lettera al vicepresidente Bocchino dalla guida dell’organo statutario più importante del partito. Forse proprio per il negato appoggio diretto al al centrodestra, come sperato da lui e da Urso. Ma l’appoggio non andrà nemmeno al centrosinistra, come annunciato a titolo personale dai falchi finiani Granata, Bocchino e Rossi. O come il coordinatore cittadino Barbarà Ciabò, che ribadisce al Fatto Quotidiano: “Mai con Berlusconi e mai con la Moratti”. Lei, ex destra sociale di Milano che dovrà riorganizzare il partito in città, arriva a dare un consiglio ai simpatizzanti indecisi: “Votare la sinistra radicale di Pisapia non è reato. Nel suo programma c’è il tentativo di rispondere al bisogno di equità sociale che è la morte del berlusconismo. Un passaggio necessario per tutta la società civile italiana”.

Via libera invece alla non scelta: libertà di voto. Con decisione nelle mani dei singoli candidati. E, di fatto, degli elettori. Troppo alto il rischio di dare una indicazione che resti lettera morta. Troppo alto il rischio di distruggere il partito, quel partito che da un lato prende il massimo delle preferenze con la giovane Sara Giudice – balzata agli onori delle cronache per la raccolta firme contro Nicole Minetti – e contemporaneamente deve giustificare ai suoi elettori quindici anni di condivisione delle scelte di Berlusconi.

Non stupisce quindi che anche Casini abbia deciso di spostare l’asse del discorso sul peso in Parlamento del nuovo polo, smarcandosi dal dilemma a breve. Il leader dell’Udc esalta i risultati di Manfredi Palmeri a Milano e Raimondo Pasquino a Napoli sottolineando che il secondo ha preso quasi il 12% dei voti mentre il primo ne ha raccolti circa il 6%. Ma la linea logica lo porta a dire che questo significa “che il Terzo polo è fuori da ogni rischio” per quanto riguarda il quorum di Camera e Senato “e sarà forza determinante in Parlamento”. Sul fronte della contesa amministrativa in senso stretto, invece, Casini dice che “non siamo noi legittimati a dire cosa fare agli elettori. C’è gente che ci ha messo la faccia, in riferimento ai due candidati sindaci- e sono loro gli interpreti titolati a dire” quale debba essere l’orientamento per i loro concittadini in vista del ballottaggio.

di Fabio Amato e Thomas Mackinson

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