Alle 22 di domenica l’affluenza alle urne delle elezioni comunali di Ravenna è del 50,86 per cento. Su 155 mila abitanti e quasi 123 mila aventi diritto al voto, la percentuale di coloro che si sono recati alle urne mostra uno scarto minimo, dello 0,58 per cento in meno, rispetto alle ultime comunali del 2006. A correre per la poltrona di primo cittadino sono in sei, 32 i consiglieri comunali che siederanno a palazzo Merlato. Tra poco si saprà se oltre ai dati dell’affluenza si confermerà anche il risultato finale: l’attuale sindaco Matteucci (Pd, Sel, Rifondazione comunista, Pri), ancora favorito, venne eletto con il 68,9 per cento dei voti. Il suo diretto sfidante Nereo Foschini, candidato del Pdl e della Lega Nord, punta al ballottaggio. Se si andasse al secondo turno e il leghista Rudi Capucci, candidato alla presidenza della Provincia non si mettesse di traverso, come già ha accennato, Foschini dovrebbe poter contare sull’alleanza con il candidato civico Alvaro Ancisi. Il Fatto Quotidiano ha incontrato Matteucci e Foschini per sapere come intendono governare la città.

L’ufficio studi e ricerche della Cgil ravennate ha evidenziato dati piuttosto preoccupanti da quando la crisi economica è iniziata: 230 imprese e più di 5500 lavoratori hanno fatto ricorso a un ammortizzatore sociale, sono 180 i posti di lavoro persi sinora e più di 1100 dipendenti stanno ancora facendo uso di ammortizzatori. È sotto gli occhi di tutti la vicenda della Vynils, ma non è la sola impresa i cui dipendenti sono a rischio. Che cosa pensate di fare per salvaguardare i posti di lavoro?

M: “Bisogna costruire degli argini contro la crisi, dando una mano alle imprese nel rapporto con il sistema bancario locale e ai lavoratori, colpiti dai processi di ristrutturazione. Noi abbiamo fatto 2 bandi da 800 mila euro per dare un aiuto ai lavoratori, non solo i giovani, ma anche le persone fra i 40 e i 55 anni. Dobbiamo mettere in campo, assieme alle imprese, processi di formazione perché questi lavoratori trovino occupazione in altre situazioni”.

F: “Ci tengo a precisare che il ricorso agli ammortizzatori sociali è stato fatto grazie al rimpinguamento del fondo operato dal governo. Io credo che si sia raggiunto il punto più basso della crisi e adesso occorre invertire la rotta. Non credo sia compito dell’amministrazione comunale fare l’imprenditore, ma bisogna attuare misure d’aiuto quali il ricorso al credito, il rifinanziamento di Confidi, l’accesso ai fondi europei per la riqualificazione professionale”.

A fine 2009 c’è stato il conferimento della cittadinanza onoraria a Saviano. La città ha organizzato poi un’iniziativa dal nome significativo “Ravenna contro le mafie”. Significa che ormai la penetrazione mafiosa è un dato di fatto anche a queste latitudini? Che cosa si può fare per contrastarla?

F: “Ho i miei dubbi sul conferimento della cittadinanza a Saviano. Io credo che la camorra non si combatta con un libro, ma con le forze dell’ordine e i magistrati. Ritengo sia difficile affermare che a Ravenna c’è infiltrazione mafiosa e credo che il tessuto economico e sociale sia ancora sano. A differenza di altre province a noi vicine non abbiamo banche commissariate. Se c’è del sommerso comunque va combattuto”.

M: “Secondo me la lotta alla mafia si combatte su più piani, come dice il magistrato Cantone: su quello giudiziario, con le forze dell’ordine, ma poi c’è anche un lavoro culturale da compiere. Sono d’accordo sul fatto che a Ravenna c’è un tessuto sano ma, siccome siamo una città ricca, dobbiamo stare attenti ai circuiti finanziari. Temo molto il riciclaggio. Non reagirò certo come i sindaci della Lombardia che si sono sentiti offesi. Bisogna tenere gli occhi aperti e agire sugli appalti pubblici e privati”.

La legge regionale n. 11 del 26 novembre 2010 interviene sul controllo della legalità negli appalti edilizi. La politica come può riconoscere un’impresa di stampo mafioso ed evitare di commissionarle appalti?

F: “A Ravenna ci sono rapporti tra le associazioni di categoria, la camera di commercio e le istituzioni che hanno una certa assiduità. Non sempre l’appalto al minor prezzo permette di aggiudicarsi i lavori: gli uffici competenti vigilano su queste assegnazioni. Poi c’è il problema evidente dei subappalti, coi quali occorre prestare maggiore attenzione”.

M: “Noi abbiamo rimesso a punto la procedura degli appalti pubblici e ora siamo al lavoro con quelli privati, avendo occhio anche a questo tema, perché è bene non accontentarsi dei certificati antimafia. L’azione di monitoraggio deve essere costante”.

L’economia di Ravenna ha una natura multisettoriale. Il settore chimico e quello turistico hanno una convivenza non sempre facile. Impatto sul territorio, inquinamento dell’aria non vanno d’accordo con la promozione del turismo. Intendete continuare a portare avanti i due settori di pari passo?

M: “Assolutamente sì. È vero, è difficile conciliarli, ma io vorrei che Ravenna mantenesse questa sua multisettorialità che è la nostra forza. L’economia di Ravenna cresce più lentamente quando c’è la ripresa, ma resiste di più quando c’è la crisi. Bisogna dire sì alcune volte e dei no indispensabili. Un no l’ho detto al rigassificatore”.

F: “Penso che sia possibile riqualificare il petrolchimico nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. Non dimentichiamo che quel comparto è stato uno dei primi che ha avuto un progetto pilota di difesa dell’ambiente”.

Ravenna è afflitta da un problema strutturale alla viabilità che la confina in un isolamento non produttivo. Su quali interventi intendete puntare per migliorare l’assetto infrastrutturale che collega il porto e la città al resto della regione?

M: “Dobbiamo potenziare le linee ferroviarie e approfondire i fondali del porto. Il Comune e la Provincia da soli però non ce la possono fare. Il 27 settembre del 2010, prima delle elezioni regionali, ci fu una processione di ministri e sottosegretari i quali annunciarono che la partenza dei lavori della E55 era imminente. Il ministro Mattioli aveva garantito che entro il 31 dicembre dell’anno scorso sarebbero arrivati i primi 70 milioni, dei quali si sono perse le tracce”.

F: “Il problema dell’isolamento di Ravenna risale ai tempi dell’esarcato e non è certo colpa del governo attuale. L’E55 se non è decollata è per le difficoltà frapposte dai singoli enti locali sul percorso. Ogni sindaco ha fatto la sua parte arrogandosi un diritto di veto sul tratto di sua competenza. La Regione poi non ha mai valorizzato il porto, continua a parlare di Cispadana, ma manda le merci a Livorno”.

Ritenete che l’aeroporto di Forlì possa costituire una risorsa per l’incremento del turismo su Ravenna? Quale soluzione credete che sia la più adatta a rilanciarlo?

M: “La regione deve riorganizzare il sistema aeroportuale. Bologna, Forlì, Rimini e Parma: non si può discutere aeroporto per aeroporto”.

F: “D’accordo per la riorganizzazione. Un turista che arriva a Rimini non viene a Ravenna e nonostante ciò abbiamo, come Provincia, una partecipazione minimale in Aeradria. Il Ridolfi di Forlì non può essere essenziale per Ravenna, perché non c’è una strada che colleghi in linea retta le due città. Per ora i ravennati impiegano meno tempo a partire da Bologna”.

Ravenna è candidata per il 2019 a capitale europea della cultura. Che cosa farà la Sua amministrazione, se vincente, per presentare un dossier di candidatura competitivo?

M: “Partendo dalla storia della cultura della nostra città, avanzeremo una proposta di programma tutto rivolto ai giovani e contemporaneamente in questi anni faremo crescere una nuova generazione di protagonisti della vita cittadina, perché anche Ravenna dovrà rinnovare la propria classe dirigente”.

F: “Va bene partire dai tesori della nostra città, ma allo stesso tempo devono migliorare le infrastrutture, l’accoglienza turistica, il coinvolgimento dei giovani. Gli operatori culturali vanno coinvolti in un programma di manifestazioni che abbia una sua organicità”.

Spesso la parola “sicurezza” si sente pronunciare in relazione a “immigrazione”. Credete che ci sia un reale allarme sicurezza a Ravenna, sul quale incide la presenza degli immigrati?

F: “Io penso che a Ravenna ci sia stato un fenomeno migratorio superiore alla capacità economica di occupazione, quindi si sono create situazioni di disagio. Il fenomeno c’è e lo dimostrano anche le domande aumentate ai servizi sociali. Non credo comunque che si possa parlare di insicurezza a Ravenna”.

M: “Noi abbiamo tutti paura di perdere ciò che abbiamo costruito con le nostre mani. Io penso che la legalità, il rispetto delle regole e della sicurezza siano validi per tutti e quindi ai cittadini emigrati che noi ospitiamo chiediamo l’assoluto rispetto delle nostre leggi, offriamo i diritti che toccano loro e chiediamo anche un certo rispetto per le nostre tradizioni”.

In una battuta: 3 eccellenze e 3 punti da migliorare di Ravenna

M: Eccellenze. “Cittadini, siti Unesco, giovani”. Da migliorare: “lavoro per tutti, servizi alle persone, opportunità per i ragazzi”.

F: Eccellenze: “Vivibilità, capacità imprenditoriale, patrimonio artistico-culturale”. Da migliorare: “darsena di città, centro storico (va rivitalizzato), servizi alla persona”.

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