“Milano chiama, Napoli risponde”. Erano i tempi del 90° minuto di Paolo Valenti, di Luigi Necco dal San Paolo e Gianni Vasino da San Siro, del calcio dal sapore vagamente romantico nonostante l’ingresso da un paio di stagioni del Cavalier Silvio Berlusconi. Sull’asse Napoli-Milano si giocava lo scudetto, e l’irriverente giornalista partenopeo sbeffeggiava il sempre troppo serioso collega meneghino. Ironia, mai una parola di troppo: tutto rimaneva relegato in quel rettangolo verde.

Venti e più anni dopo Milan e Napoli hanno lottato per lo scudetto, anche se a ruoli invertiti. Una contesa ormai già archiviata da un paio di settimane, che oggi curiosamente diventa alleanza. Una santa alleanza, nel nome del business e del potere. Tutti insieme allegramente, giocatori e dirigenti, prestati al più ignobile dei compromessi storici: calcio e politica, due mondi mai così spudoratamente amalgamati, per sostenere il Cavaliere in difficoltà. A Milano come a Napoli.

Apriranno le danze i Ringhio Boys rossoneri, oggi, con la festa tricolore organizzata in ogni minimo dettaglio per diventare un mega-spot elettorale per Silvio Berlusconi. I campioni d’Italia sfileranno con il loro pullman scoperto per le vie del centro, partendo alle 17.15 circa da Via Turati e passando via Manzoni, Piazza della Scala, Via Santa Margherita e Via Mengoni. Alle 17,45 l’arrivo previsto in Piazza Duomo, per il bagno di folla prima di andare a San Siro e giocare la gara contro il Cagliari al termine della quale verrà consegnata la Coppa dello Scudetto. Tutto in rigorosa diretta televisiva: SkySport, Mediaset Premium, Rai e Milan Channel.

Cori da stadio e slogan elettorali, contro l’avversario in campo e il nemico in politica: c’è già chi immagina un Gattuso pronto a crocifiggere il nemico di turno, e passare con la stessa nonchalance da Leonardo a Giuliano Pisapia. «Abbiamo bisogno anche dei voti dei milanisti» aveva detto senza esitazioni due giorni fa il Premier, che nel suo disperato tentativo di evitare il secondo turno all’ombra della Madonnina, si appella persino agli odiati cugini: «Forza Milan, ma anche forza Inter e soprattutto, alla fine, forza Letizia». Chissà, su quale Moratti punterà l’elettore nerazzurro.

E chissà quanto pagherà l’aver convinto, dopo un lungo e impegnativo corteggiamento, Aurelio De Laurentiis a sostenere pubblicamente il candidato sindaco del centrodestra, Gianni Lettieri. L’endorsement del presidente che ha portato il Napoli dalla serie C alla Champions League è arrivato a inizio settimana, dopo aver a lungo fatto sognare ai tifosi lo scudetto: «Io, se fossi cittadino napoletano voterei per Gianni Lettieri», sono state le sue parole. Il giorno dopo, il candidato sindaco del Pdl si è fatto pure fotografare al bar con il capitano azzurro Paolo Cannavaro e il terzino Salvatore Aronica: una bestemmia, per una società che gestisce direttamente l’immagine dei propri tesserati. Al San Paolo, però, la politica non c’è mai entrata: i tifosi non gradiscono. E la dichiarazione d’amore – che ai più appare una dichiarazione d’intenti e d’interesse, con un occhio vigile ai diritti tv (di calcio e cinema) – arriva dopo 3 sconfitte nelle ultime 4 gare e, soprattutto, nel bel mezzo di una bufera con voci che vogliono in partenza l’allenatore e almeno uno dei pezzi pregiati. Per questo, Berlusconi si è affrettato a smentire interesse per i gioelli azzurri: «Escludo che Hamsik venga al Milan. Do garanzie ai napoletani, in tal senso». Ma potrebbe essere tutto inutile: per il Cavaliere sembra sempre più probabile lo “spareggio salvezza” a Milano e a Napoli.

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