Il sindaco leghista di Monza Marco Mariani

Sette giorni di prognosi per il capogruppo di Fli e il sindaco denunciato per lesioni personali e atti persecutori. E’ finita così la seduta del consiglio comunale di Monza lunedì sera. In discussione c’era il Piano di governo del territorio (Pgt). Annamaria Mancuso, capogruppo di Futuro e Libertà, ha chiesto una sospensiva di cinque minuti, aveva dei dubbi sugli emendamenti da discutere e voleva approfondire l’argomento con gli altri capigruppo. Ma le è stata negata. Si è allontanata dall’aula ed è andata su un terrazzino usato dai consiglieri per fumare. Qui, mentre parlava con due colleghi di altri partiti (Udc e Pdl), è stata raggiunta dal sindaco leghista, Marco Mariani, che l’ha prima apostrofata e minacciata, poi l’ha strattonata e spinta, facendola cadere contro il muro. Motivo? Secondo quanto denunciato da Mancuso, Mariani temeva che stesse convincendo il consigliere Ruggero De Pasquale dell’Udc a votare anche lui contro il provvedimento in discussione.

Tutto è accaduto in pochi minuti. Il sindaco, arrivato sul balcone, si rivolge a De Pasquale: “Devi dirmi che cazzo intendi fare questa sera. Se devi votare contro dimmelo subito che me ne vado a casa”. Mancuso interviene dicendo che stavano parlando di altro e Mariani, sempre secondo quanto riportato sulla denuncia presentata al tribunale di Monza, si è girata “immediatamente verso l’esponente in modo minaccioso, gridandole: “Smettila di rompere i coglioni, non sto parlando con te e se non la smetti ti butto giù dal balcone’”. Poi il sindaco si “è avventato contro l’esponente, dandole un violento spintone con le mani, contro il lato destro del corpo e la scagliava contro la porta del terrazzo”. Il tutto sotto gli occhi di altri consiglieri, molti dei quali si sono detti disposti a testimoniare. Ripresi i lavori in aula, è stato stigmatizzato il comportamento del sindaco e la seduta è stata sospesa senza votazione.

Questo il racconto riportato dal consigliere nella querela. La versione di Mariani è ovviamente diversa. Per il sindaco “non è successo niente, c’erano quattro o cinque consiglieri che possono testimoniare a mio favore”, si difende. “In vita mia non ho mai picchiato nessuno, tanto meno una donna, figurarsi. La signora non ha alcun segno e sarà dimostrabile che è tutta una montatura, contro la malafede a questo mondo non c’è niente da fare, il resto è tristezza, miseria umana e povertà di spirito”, aggiunge. Toccherà alla magistratura ora verificare la veridicità di quanto accaduto.

Ieri Mancuso ha deciso di sporgere denuncia, su consiglio del suo legale. La querela ricostruisce quanto accaduto e rende “fedelmente la barbarie a cui sono arrivati”, dice Barbara Ciabò, esponente di Futuro e Libertà e consigliere comunale a Milano. “Un sindaco che picchia un consigliere, donna fra l’altro, perché non vuole votare una delibera, è un metodo mafioso”, dice. “Quelli della cosiddetta maggioranza ormai quando non possono comprare le persone allora le picchiano, la prossima volta cosa fanno? La gambizzano?”, aggiunge Ciabò che ha espresso la sua solidarietà a Mancuso e riferisce di averla sentita, oggi, “fortemente scossa, disperata, sconcertata. Quanto accaduto non può che indignare, sono stati superati i limiti propri di un paese che si definisce civile; non credo esista un paese in cui accadono cose simili, usare la violenza per far desistere un consigliere a esprimere il proprio pensiero in un Comune dove è stato eletto è un comportamento ascrivibile solo ai metodi mafiosi”.

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