Quando si dice piovere sul bagnato: i guai per il Comune di Parma sembrano destinati a non avere proprio fine. L’ultima tegola arrivata tra capo e collo sono le dimissioni dei revisori dei conti dopo l’ok alla sospensiva del Consiglio di Stato:  il massimo organo della giustizia amministrativa ha bloccato infatti la nomina di Vincenzo Piazza e Pier Luigi Pernis, ritenendola “non valida” e accettando quindi il ricorso della minoranza: ora i due professionisti, hanno rimesso il loro mandato.

Il caso scoppia circa tre mesi fa, l’11 febbraio scorso, quando alcuni membri del collegio avevano rifiutato di avvallare alcune operazioni finanziarie dell’amministrazione comunale – si era in piena ancora bagarre bilancio – chiamandosi fuori dalla partita: un gesto plateale e senza precedenti che aveva provocato l’effetto di un vero e proprio terremoto.

Immediatamente, in fretta e furia, si era provveduto a convocare una nuova seduta, il giorno 21, nella quale però i sostituti, per l’appunto Piazza e Pernis, erano stati designati con la sola indicazione dei consiglieri di maggioranza, visto che i colleghi dell’opposizione erano fuori dall’aula. “Fuggiti precipitosamente per impedire i lavori”, stando al centrodestra; “a seduta già chiusa dal presidente Elvio Ubaldi”, la versione della minoranza.

Il rischio, ora, si chiama impasse istituzionale: il ricorso e le conseguenti dimissioni pongono la già traballante macchina amministrativa a rischio stallo in un momento che non potrebbe esser più delicato. Diverse, infatti, le gatte ancora da pelare, dal mancato rientro del debito contratto da Alfa, agenzia controllata dalla holding comunale STT, che rischia di inguaiare ulteriormente Banca Monte – istituto con un buco di oltre 60 milioni grazie anche ai 14 mai saldati da Alfa – ai recenti problemi di Parma infrastrutture, ultima nata tra le decine di partecipate e già alla disperata ricerca di quattrini (sono stati chiesti almeno 30 milioni ma le banche chiedono ovviamente solide garanzie).

Dal fronte giunta – l’unico a parlare è Paolo Buzzi (stupisce il silenzio del sindaco Pietro Vignali ma non si tratta d’altronde della prima volta) – si prova a gettare acqua sul fuoco: il vicesindaco sottolinea come nella sentenza si parli di comportamento “anomalo” e non “illegittimo” in riferimento all’andamento del Consiglio comunale del 21 febbraio scorso, quello del “fattaccio” rimandando la questione al 10 maggio prossimo, quando si tornerà in aula per la nuova nomina.

Anche se, notizia delle ultime ore, il tentativo potrebbe andare a vuoto: nonostante la delibera urgente per inserire il punto all’ordine del giorno per la nomina dell’intero collegio, la conferenza dei capigruppo in Consiglio comunale ha stoppato la proposta del vicesindaco. Per i revisori, quindi, prima verrà emanato un nuovo bando pubblico per la selezione, quindi via le nomine che non dovrebbero però arrivare a quel punto prima dell’assemblea del 16.

L’ennesima riprova della difficoltà che la giunta sta vivendo in particolare riferimento alla questione e il malumore crescente che si registra a palazzo. Al di là delle singole posizioni – ovviamente contrapposte – e dei tentativi di minimizzare la sentenza resta il fatto che la patata bollente passa ora nelle mani del Tar, chiamato dal Consiglio di Stato ad entrare nel merito della vicenda.

L’appuntamento ora è fissato dunque a martedì, per un’altra infuocata seduta che dovrebbe a questo punto indicare chi andrà a rimpiazzare Piazza e Pernis (anche se voci di corridoio insistono sul’eventualità che la maggioranza intenda riproporli). L’attenzione di tutti, in ogni caso, è ora rivolta ai giudici bolognesi, gli stessi che tra le altre cose devono ancora pronunciarsi sui 70 milioni della metropolitana, stanziati dal Governo a titolo di rimborso per un’opera mai realizzata, ancora bloccati dopo il ricorso della Regione e dei quali le disastrate casse ducali hanno un bisogno come l’aria.

Quanto ai revisori, “sarà l’ultima occasione per l’opposizione per assumere un comportamento responsabile e indicarci finalmente un nome”, prova ad alzare la voce Buzzi. Ma l’ultimatum, se tale intende essere, non spaventa ormai più nessuno. (f.nit.)

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