Ieri il Parlamento ha celebrato una delle pagine più ridicole della storia politica italiana degli ultimi anni. Sono state votate tre mozioni sulla Libia (mozioni, non leggi, dunque prive di un qualsivoglia obbligo) da parte di tre forze politiche assai differenti (Lega+Pdl+Responsabili; Udc; Pd) ma, soprattutto, è stata celebrata la farsa di una pace ritrovata all’interno della maggioranza.

È da una settimana che si discute di questa mozione: in particolare la Lega ha preteso e ottenuto che il Pdl prendesse un impegno sulla certezza del termine temporale della missione in Libia. Quello che però appare evidente da subito e che è stato ribadito dal ministro La Russa subito dopo il voto è che non è possibile prendere accordi così vincolanti con la comunità internazionale in merito alla durata dell’intervento italiano. È l’attualità politica, e non una mia interpretazione, a dimostrare ciò. Se siamo arrivati a discutere di una mozione sulla Libia è perché Berlusconi ha acconsentito alle richieste di Obama, che chiedeva maggiore impegno e un supporto ai bombardamenti a Gheddafi, senza confrontarsi con Bossi sulla questione.

Ora è obiettivamente difficile credere che, in caso di un’ulteriore sollecitazione da parte degli Stati Uniti, della Nato, dell’Onu o di Sarkozy, il premier possa replicare e negarsi portando in dote l’accordo con Scilipoti o la rabbia di Bossi. Berlusconi ha già ceduto (di fatto, ha semplicemente rispettato gli accordi internazionali, che non ci avevano ben raccontato all’inizio dell’avventura libica), non potrà che farlo nuovamente. E questo, la Lega Nord, lo sa perfettamente. Per questo ritengo che il voto di ieri sia una farsa. E allora, perché siamo arrivati a questo?

Semplice, per ragioni puramente elettorali. Ma Lega e Pdl non erano alleati? Non troppo, almeno non a queste elezioni amministrative. Infatti la Lega, eccezion fatta per i grandi centri e alcune specifiche realtà locali, corre da sola in molti comuni e province. Siamo a 10 giorni dalle prime elezioni in cui il Pdl è il primo competitor della Lega al Nord, dove l’obiettivo dichiarato di Bossi è diventare primo partito, un obiettivo che secondo un sondaggio pubblicato da Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore del 30 aprile è ampiamente alla portata della Lega e che, in caso di raggiungimento, potrebbe spostare l’asse di Governo in modo decisivo.

Ogni ragionamento della Lega sulla guerra in Libia è stato, è e sarà puramente speculativo. Le richieste avanzate dai dirigenti sono inattuabili e hanno lo scopo esclusivo di erodere consensi al Pdl, tra l’altro assecondando le richieste della propria base elettorale. Insomma, Pdl e Lega si fanno la guerra con la scusa della guerra.

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