“Entrate e prendetene tutti!”. È un Benigni evangelico e generoso quello che piomba a Bologna per inaugurare la mostra Bob e Nico (dal 5 maggio al 6 agosto, a Palazzo Pepoli a Bologna), che dopo aver sparato la sue cartucce sui politici bolognesi (in primis Merola e Delbono), subito annuncia l’atteso appuntamento del 20 giugno con TuttoDante speciale live in piazza Maggiore che “costerà meno – ha ironizzato il comico – del concerto di Shakira e sarà una lettura dantis, ma anche del momentis”.

Spettacoli e mostra a parte, il toscano Benigni non poteva che donare ai cittadini bolognesi momenti di ilarità indiscriminata. Finisce nel suo mirino, difatti, chiunque: dai politici al vescovo.

“Con una mostra così è come essere beatificati. Anzi manca proprio il cardinal Caffarra. Dov’è sua eccellenza Caffarra a darmi la benedizione, dov’è che vorrei ballare il valzer con lui davanti a San Petronio?”, si sgola il comico toscano nel breve monologo concesso alla stampa per battezzare Bob e Nico. “Ieri sui giornali erano tre le notizie straordinarie: la beatificazione di Wojtyla, la cattura di Bin Laden e Bossi che dichiarava: “Berlusconi non è scemo”. Beh, mi son detto, ci ha messo vent’anni per capirlo?”.

Le frecciate benigniane non risparmiano di certo gli assenti. Quelli casuali, come il commissario Cancellieri: “Non so se c’è la signora Cancellieri in sala, comunque non so voi ma io, da Firenze, vedo solo il Tg3 regionale dell’Emilia-Romagna e appare sempre dappertutto la Cancellieri a tagliare nastri. Voi non avete messo il nastro e lei non è venuta”.

Senza dimenticare l’assente per eccellenza di questa campagna elettorale bolognese, Virginio Merola, non obbligato a venire ma oramai singolare barzelletta quotidiana. “Merola non c’è – dice Benigni – l’ho chiamato stamattina, ha detto che aveva bisogno di riposo, sta a letto. Ho visto lo psichiatra, che ha dichiarato “io lo voto, ma ha bisogno di riposo”. Io penso con una dichiarazione così avrebbe bisogno di riposo lo psichiatra. Quando verrà eletto Merola lo troveremo non sulla poltrona, ma sul letto, ci ospiterà tutti con dei Tavor”.

Non poteva mancare una battuta al vetriolo lanciata a Flavio Delbono, costretto alle dimissioni da sindaco dallo scandalo Cinzia-Gate. “Neanche Delbono è potuto venire – dice Benigni – perché era a letto con due portici di Bologna, li ho contati i portici, sono migliaia, qui Berlusconi ci fa un baffo”.

La mostra Bob e Nico, ideata e realizzata grazie a Giuseppe Bertolucci e Giancarlo Basili, si candida a diventare evento internazionale per Bologna, anche se Benigni ci tiene a precisare: “Questa mostra l’abbiamo fatta principalmente perché in Italia c’è molta disoccupazione, quindi la gente ha tanto tempo libero da usare. Insomma, con questo governo, non c’è che dire, tutte le mostre d’Italia si riempiono”.

Bob e Nico è un’installazione di diciassette sale, dove per ognuna il regista Giuseppe Bertolucci e lo scenografo Giancarlo Basili, hanno ricostruito più di trent’anni di carriera Benigni/Braschi. Ogni sala rappresenta un frammento di comicità, cinema, teatro, televisione del duo tosco-romagnolo e si costituisce in tre schermi ripartiti ai lati e al centro un oggetto che caratterizza il periodo esposto. Da segnalare la sala più evocativa, politica e viva dedicata al film Berlinguer ti voglio bene con Benigni di fronte al visitatore nel monologo filmato di Cioni Mario e il faccione soave di Berlinguer ai lati che osserva Benigni, come il campo di papaveri e grano al centro della stanza.

Ma la presenza di Benigni e Braschi a Bologna non significa soltanto installazione a Palazzo Pepoli. Da domani inizia una non stop parallela di proiezioni al cinema Lumiere, di spettacoli teatrali e di tracce comiche sul crescentone in Piazza Maggiore nel luglio del cinema in piazza.

Si inizia giovedì 5 maggio, al Lumiere, con Daunbailò, esordio americano di Benigni e Braschi, datato 1986, per la regia di Jim Jarmusch. Il 6 tocca ad Ovosodo, probabilmente la miglior prova d’attrice di Nicoletta Braschi, nella parte della vulnerabile professoressa Giovanna, con regia di Paolo Virzì. Il 7 maggio ben tre titoli: Il mostro, apoteosi del periodo benigniano commerciale; Tuttobenigni, antologia filmata degli scatenati spettacoli estivi di Benigni tra l’83 e l’86, sottovalutatissimo lavoro di Giuseppe Bertolucci destinato alla Rai ma mai trasmesso a causa delle battute sui socialisti craxiani; Chiedo asilo, performance attoriale agli ordini del burbero Ferreri, “apologo morale sul contrasto tra uomo naturale e uomo storico”, con un Benigni maestro d’asilo che azzera le distanze con i suoi “alunni” nelle aulette di Villa Torchi in zona Corticella.

L’8 maggio per chi ama il tardo Benigni, quello degli Oscar e delle camminate sulle sedie del Kodak Theatre per ritirare il premio, è l’ora de La vita è bella. Lo stesso giorno, sempre al Lumiere, una raccolta delle prime partecipazioni televisive di Benigni, pressoché imperdibili: a L’altra domenica di Renzo Arbore (’78-’79), Onda libera (’76) e Vita da Cioni (’78), programmi tv oggi inimmaginabili, con un Benigni dall’anarchica aggressività fisica e verbale. Infine La voce della luna, un Fellini terminale (1990) con Benigni e Villaggio insieme per la prima ed ultima volta.

E ancora sparsi fino alla fine di maggio: il 17 Non ci resta che piangere (1987) in coppia con Troisi; il 22 Tu mi turbi (1983), esordio di Benigni alla regia con musiche di Paolo Conte; il 24 Mobbing (2004) di Francesca Comencini, con Braschi assoluta protagonista vessata dalla multinazionale di turno; il 30 Il piccolo diavolo, altra incursione hollywoodiana con Walter Matthau.

Infine sono previsti il TuttoDante speciale live del 20 giugno prossimo sempre in piazza Maggiore (“costerà meno del concerto di Shakira e sarà una lettura “dantis”, ma anche del “momentis”) e Tradimenti di Pinter con protagonista la Braschi dal 14 al 16 giugno all’Arena del Sole.

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