Il lungo inverno di Bologna sembra non finire mai. Rambir, il ragazzo indiano di 21 anni trovato morto il 23 aprile in piazza dei Martiri è solamente l’ultima delle persone morte per strada, in una città che si scopre più capace di escludere che di accogliere e i cui servizi sono ormai probabilmente inadeguati a gestire una situazione profondamente cambiata rispetto agli anni passati.

Il 2011 si è aperto con la morte di Devid Berghi, neonato che viveva in strada con la famiglia. Quando ha smesso di respirare, il 5 gennaio, aveva solo 23 giorni. La città è rimasta sconvolta, in tanti si sono chiesti come fosse possibile che a Bologna, nel 2011, un neonato potesse morire per strada, per il freddo. Attualmente c’è un inchiesta in corso sulla morte di Devid, che punta ad accertare se ci siano state omissioni o disfunzioni nel lavoro di servizi e soccorsi. Ma la morte del bambino ha lasciato una ferita nella città e ci ha detto che sì, a Bologna, nel 2011, si può morire per strada, soli e disperati.

Rambir aveva 21 anni, era arrivato in Italia a 16 e, per mandarlo qua, suo padre aveva speso ben 5.000 euro. Per due anni ha vissuto a Piacenza con uno zio, che gli aveva fatto avere il permesso di soggiorno grazie a un contratto di lavoro. Ma lo zio non può ospitarlo molto a lungo, così Rambir si ritrova a Roma, dove lavora come giardiniere ma viene licenziato.

Arriva a Bologna poco più di un anno fa, nel marzo 2010, in cerca di lavoro, ma in città sembra che non ci sia nessuna possibilità e Rambir si rassegna a vivere per strada. Ha un problema con l’alcol che cerca di tenere sotto controllo, ma la frustrazione di un lavoro che non si trova e della strada gli rendono tutto più difficile. A complicare le cose arriva la scadenza del permesso di soggiorno: Rambir non ha un regolare contratto di lavoro e per la legge italiana non può più stare qui. Il problema con l’alcol peggiora e Rambir inizia a compiere atti di autolesionismo, si taglia, si ferisce.

Viene avviata una pratica, grazie al lavoro di Avvocati di strada, per l’annullamento del foglio di via grazie alla possibilità di qualche nuovo lavoro, ma il senso di depressione e annientamento che prova Rambir è enorme, difficile da gestire. Con gli operatori sociali si inizia a costruire l’opportunità di un percorso di recupero ma l’ipotesi di regolarizzazione sembra ancora lontana e la disperazione e la solitudine sono troppo forti. Rambir viene trovato morto la notte del sabato di Pasqua, su una panchina di piazza dei Martiri, con accanto alcune bottiglie vuote.

Prima di lui, a morire in solitudine è stata Marzia, una senzatetto con problemi di dipendenze che i clochard bolognesi hanno ricordato con grande affetto e commozione durante le loro giornate di protesta in piazza Maggiore, per ottenere un aumento delle possibilità di accoglienza in città. Il 7 febbraio, nel bagni della facoltà di Lettere e filosofia in via Zamboni, era morto Davide, per un’overdose; anche per lui una vita ai margini, tra strada, stazione e dipendenze. E una morte in solitudine.

Sono un migliaio le persone che hanno vissuto per strada nell’ultimo anno a Bologna, secondo i dati di Piazza Grande, molti ci sono arrivati dopo aver perso il lavoro e la maggior parte di loro vorrebbe uscire da questa condizione, ma non ci riesce, soprattutto perché è difficile trovare un lavoro nuovo.

“La vita di strada rischia di trasformare i nuovi poveri in vecchi poveri”, denuncia il presidente di Piazza Grande Leonardo Tancredi. “È molto facile cadere nell’alcol, nella tossicodipendenza o nel disagio mentale. Per questo è importante una risposta tempestiva da parte dei servizi”.

Ed è Piazza Grande, insieme ai senzatetto bolognesi, a sottolineare la necessità di un potenziamento dei servizi dedicati a chi vive il disagio della strada, e una riorganizzazione che sia in grado di rispondere alle mutate esigenze degli ultimi anni.

Oggi pomeriggio, in piazza dei Martiri, si terrà un ricordo di Rambir, a partire dalle 15:  fiori, una parola, una testimonianza, per tutti coloro che lo hanno conosciuto e hanno condiviso con lui un pezzo di strada. Alle 18.30, al Teatro tenda della montagnola, il quartetto d’archi dell’ensemble Concordanze terrà un concerto in memoria di Rambir, promosso dal comitato piazza Verdi.

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