Roberto Calderoli, Silvio Berlusconi e Roberto Maroni

Le diplomazie di Pdl e Lega sono al lavoro per arrivare a un accordo sulla Libia. Dopo gli strappi e la plateale presa di distanza di Umberto Bossi dall’impegno dell’Italia di colpire obiettivi militari in Libia, pace potrebbe essere fatta attraverso un voto in Parlamento. Almeno, è questo l’obiettivo cui si lavora in queste ore: una mozione che parta dai sei paletti fissati dalla Lega, con alcuni aggiustamenti da parte del Pdl. Il via libera alla mediazione arriva dallo stesso Silvio Berlusconi, che definisce quello di Bossi un “contributo costruttivo e pragmatico”. Dal Carroccio il ministro dell’Interno Roberto Maroni commenta: “Apertura positiva su cui lavorare”. Mentre il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli dice: “Ci si sta avviando verso una soluzione. Noi siamo convinti martedì di uscire con una mozione ragionevole, equilibrata, proposta dalla Lega e che metterà d’accordo tutti, maggioranza e opposizioni” e aggiunge che “la maggioranza non è mai stata posta in dubbio”.

Il riavvicinamento tra le due posizioni arriva dopo che sulla prima pagina di oggi de la Padania è comparsa la “mozione della Lega per far chiarezza”, pronta per essere presentata alla Camera. Sei gli impegni dettati al governo: due sul fronte immigrazione, anche considerata la bocciatura del reato di clandestinità da parte dell’Ue, quattro sull’intervento militare in Libia (iniziativa diplomatica per la pace, no ad azioni di terra, l’indicazione di “un termine temporale certo” per le azioni dei caccia, niente nuove tasse per finanziare la missione).

Si tratta di “un contributo costruttivo e pragmatico per trovare la soluzione al dibattito in corso tra le forze politiche sulla vicenda libica”, ha detto in serata Berlusconi, con una stringata nota di palazzo Chigi. E’ il segnale più chiaro che le diplomazie sono al lavoro. Bisogna fare in fretta, del resto, dal momento che martedì sono in calendario alla Camera le mozioni delle opposizioni sulla Libia. L’intervento del premier aiuta a sgombrare la strada, anche se l’incontro chiarificatore con Bossi slitta ancora e arriverà non prima di martedì.

Ad ogni modo, dalla maggioranza si dicono convinti che l’esito del voto sarà positivo. La mozione della Lega appare fin da subito, infatti, meno tranchant di quanto ci si potesse attendere. Certo, crea qualche difficoltà la richiesta di fissare un termine alla missione libica, per l’esigenza di non venir meno all’impegno internazionale. E dal fronte pidiellino si cerca anche di ammorbidire la linea sulla questione dei costi della missione. Del resto “tre mesi, tutto compreso, costano 150 milioni di euro: la metà del costo per rimborsare le quote latte”, dice il sottosegretario Guido Crosetto, che aggiunge: “c’è un limite a misurare tutto con il denaro”.

Intanto, il testo preparato da Bossi raccoglie il plauso dei Responsabili, che dell’intervento in Libia non si sono mai mostrati entusiasti: “Siamo pronti a non presentare la nostra mozione e a sottoscrivere quella della Lega”, dice il capogruppo Luciano Sardelli. L’opposizione invece rispedisce al mittente l’invito che arriva da Calderoli a convergere tutti, anche le forze del centrosinistra, sulla mozione targata Carroccio. Sarebbe “assurdo” per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. E Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, proclama: “Non ci faremo coinvolgere dai giochetti della Lega”. Mentre il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa spiega che in realtà il Carroccio ha già rinunciato ai suoi “sacri principi” in cambio di qualche posto in più nel governo.

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