I manifesti comparsi nelle vie di Milano contro la procura

Dal presidente del Senato, Renato Schifani, al governatore Roberto Formigoni. Dal vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, al sindaco Letizia Moratti: il Pdl compatto invoca il ritiro della candidatura di Roberto Lassini, l’avvocato 50enne che domenica si è detto responsabile dei manifesti “via le br dalle procure”, su cui ieri è intervenuto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Il sindaco di Milano ha annunciato: “La mia candidatura a primo cittadino è incompatibile con la presenza di Roberto Lassini nella lista del Pdl”. “So che il Viminale ha indicato una via e penso che sia quella da seguire – ha aggiunto – la rinuncia di Lassini nel caso venga comunque eletto in consiglio comunale a Milano”. “La mia posizione rimane quella espressa da subito – ha ribadito l’esponente del Pdl a Milano – cioè di ferma condanna a un atto che ho definito ignobile”. Dunque un aut aut: o io o Lassini.

L’avvocato, ex sindaco di Turbigo nel milanese, sta pensando, a questo punto, di rinunciare a candidarsi. Anche se si è detto “esterefatto” per le dichiarazioni del Capo dello Stato e ha minacciato: “Se mi arrabbio parlo e ho tanto da raccontare”. Un messaggio che non lascia molti dubbi sul destinatario: l’amico, nonché coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani. Ed è lui a essere al centro della vicenda. Da una parte il partito, che chiede di convincere Lassini a ritirare la candidatura, dall’altra l’amico di una vita e il suo braccio destro, Giacomo Di Capua, consigliere comunale del Pdl a La Spezia, capo della segreteria politica di Mantovani, e iscritto nel registro degli indagati per “vilipendio all’ordine giudiziario” dalla procura di Milano per i manifesti contro i magistrati.

Stamani Mantovani ha inviato una lettera a Lassini. “Sono a chiederle ufficialmente il ritiro della sua candidatura presso la Segreteria del Comune di Milano”, si legge nella missiva. “Glielo chiedo – ha aggiunto – a nome del coordinamento lombardo e cittadino del Popolo della Libertà. Egregio avvocato Roberto Lassini, il clamore suscitato dai manifesti ‘Via le br dalle procure’ impone una riflessione politica. Comprendiamo il profondo disagio per aver subito, da innocente – gli ha scritto Mantovani -, una dolorosa carcerazione preventiva, che ha avuto gravi conseguenze sulla sua vita familiare e professionale. Sappiamo d’altra parte che la stessa drammatica esperienza ha colpito altri cittadini italiani, che giustamente ora desiderano, come lei, impegnarsi per una legittima battaglia di civiltà. Apprezziamo altresì la sensibilità dimostrata in questi giorni, avendo lei chiarito in numerose sedi il senso della sua iniziativa provocatoria, anche rappresentando pubbliche scuse nei confronti dei familiari delle vittime e di quanti si fossero sentiti offesi”.

“Lei certamente sa come nel nostro Paese, prima Forza Italia ed ora il Popolo della Libertà da anni si impegnano, a fianco del Presidente Berlusconi, per attuare una vera riforma della giustizia a favore dei cittadini – ha aggiunto il coordinatore -. Ma quella da lei intrapresa non è la strada giusta e la provocazione da lei promossa, facendo riferimento alle Br, risulta essere inaccettabile e pertanto da respingere fermamente: noi siamo per la libertà e per il rispetto assoluto della persona e riteniamo che sia il confronto democratico l’ unica sede per far vincere le nostre idee e realizzare le nostre speranze”. Da qui la richiesta di Mantovani: “Sono certo che anche lei concorderà con questa tesi e per questo sono a chiederle ufficialmente il ritiro della sua candidatura presso la Segreteria del Comune di Milano”.

L’intervento più netto è arrivato da Renato Schifani. “Mi aspetto dal Pdl che prenda ufficialmente le distanze da questo candidato”, ha detto. Occorre “dare gesti concreti per fare in modo che i toni si abbassino e vengano condannati senza se e senza ma queste iniziative. Adesso si conosce l’autore, mi auguro che il partito e il suo riferimento ne prendano le distanze in maniera tale da contribuire allo svelenimento del clima del Paese”.

E mentre Lassini, in un’intervista a Repubblica, non solo ribadisce di non avere alcuna intenzione a ritirare la sua candidatura, ma minaccia (“se mi arrabbio ho tanto da raccontare”), il sottosegretario alla presidente del Consiglio, Daniela Santanché, al Corriere della Sera minimizza: “Ci sono cose più gravi oggi di cui scandalizzarci”, come “l’assoluzione di quattro banche per il crac Parmalat” o i manifesti “comparsi domenica fuori dal Teatro Nuovo che offendevano il premier”, ha detto.

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