L’Italia non parteciperà direttamente ai raid Nato. Il Consiglio dei ministri di oggi ha confermato la linea tenuta fin qui dal nostro Paese. “Facciamo già abbastanza”, ha commentato Silvio Berlusconi secondo fonti del governo. La decisione del governo va nella stessa direzione anticipata ieri dal ministro degli Esteri Franco Frattini, che ieri, al termine dell’incontro dell’Alleanza Atlantica a Berlino, ha parlato di “riluttanza” a prendere parte ai bombardamenti (leggi la cronaca del 14 aprile).

Le operazioni Nato in Libia intanto continuano. La Nato oggi ha effettuato tre nuovi raid sulla capitale e negli immediati dintorni, dopo che ieri è stata bombardata la zona intorno a Bab al-Aziziya, la residenza-bunker del colonnello Muammar Gheddafi, apparso più tardi sulla tv di stato mentre era portato in trionfo su un’auto per le vie della capitale. In serata, anche la figlia Aisha è apparsa a Bab al-Aziziya e ha tenuto un discorso trasmesso in diretta in cui ha detto che “chiedere le dimissioni del padre è un insulto, mentre proteggere i civili è la scusa per uccidere il Colonnello”.

Nonostante i bombardamenti degli alleati, il raìs continua la sua offensiva su Misurata, la città a est di Tripoli in mano ai ribelli, colpita anche oggi dal lancio di razzi, almeno 120 dicono i residenti. Secondo fonti mediche l’attacco ha causato 8 morti e sette feriti, tra cui anziani e bambini, che vanno ad aggiungersi alle oltre venti vittime di ieri.

Un’altra dura presa di posizione contro il raìs arriva oggi dai vertici di Usa, Gran bretagna e Francia: in un articolo comune pubblicato sui quotidiani Le Figaro, il Times, l’International Herald Tribune e Al Hayat Barack Obama, David Cameron e Nicolas Sarkozy hanno affermato che è “impossibile immaginare che la Libia abbia un avvenire con Gheddafi” e hanno sottolineato la necessità di continuare le operazioni militari per accelerare la partenza del leader libico e permettere così una transizione: “E’ impensabile che qualcuno che abbia voluto massacrare il proprio popolo giochi un ruolo nel futuro governo libico”.

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