“La Maserati non è prerogativa di Modena”. Così Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat rispondendo al fattoquotidiano.it sulle sorti dello stabilimento Maserati di Modena, immerso nelle incertezze da oltre un anno per la mancanza di un piano industriale. Una doccia fredda per i 700 lavoratori dello storico stabilimento geminiano che con il suo marchio del Tridente domina l’intera città.

“Se la Maserati verrà prodotta anche altrove – incalzano i sindacati di fronte alla dichiarazione – a Torino o chissà dove, vogliamo sapere a Modena cosa si farà”.

Ad ogni dichiarazione le aspettative di vita circa lo stabilimento diventano sempre più basse e i lavoratori temono che, in assenza di nuovi modelli e investimenti, lo stabilimento modenese sia destinato gradatamente a spegnersi, tagliato fuori dalla dura legge del mercato, in un arco temporale che potrebbe aggirarsi a poco meno di un paio d’anni.

“Tutto tace – afferma Fernando Siena, della Fiom/Cgil di Modena – non abbiamo risposte da parte della direzione aziendale, la quale preferisce tacere anche con la Regione Emilia Romagna che si è attivata per cercare una soluzione sulla vertenza che ormai si trascina da tempo”.

Il nodo della questione è legato alla mancanza di un piano industriale e ai conseguenti nuovi modelli. Tre le autovetture prodotte attualmente a Modena: la GranCambrio dello scorso anno, “che non è altro – chiosa Siena – che la GranTurismo (modello di almeno cinque anni fa) senza il tetto, quindi un modello di nicchia nella nicchia. Poi c’è la Quattroporte che ha 7-8 anni, di cui è già stato fatto un restyling. Allora dico: se Maserati decide di fare un nuovo modello della classe E all’ex Bertone di Torino, vorrei capire cosa invece sarà fatto a Modena”.

Gli interrogativi sono numerosi, ma la dirigenza aziendale sembra latitare.

“Vengono fatti tanti proclami pubblici – aggiunge Siena – si parla per comunicati o pubbliche dichiarazioni, noi invece vogliamo un confronto vero e quando abbiamo chiesto alla proprietà di incontrarci per discutere del piano industriale 2011 di cui ancora oggi, ad aprile, non sappiamo niente, nessuno ci fornisce risposte”.

Non esitano manifestare i propri rinnovati timori nemmeno i lavoratori che vivono la fabbrica e le dinamiche che ne conseguono.

“Ciò che succederà a Torino – afferma Giuseppe Violante, lavoratore Maserati, anche rappresentante sindacale unitario – per lo stabilimento di Grugliasco ci coinvolgerà direttamente, se passa l’accordo potrebbe essere preoccupante per noi in assenza di un piano industriale che individui modelli e investimenti futuri per Modena”.

Allo stabilimento sabaudo, infatti, si discute di un possibile accordo (modello Pomigliano/Mirafiori) per investire 600 milioni di euro per la produzione del cosiddetto Maseratino, un’autovettura modello E, non in concorrenza con i cosiddetti modelli di lusso che vengono prodotti a Modena.

“A Modena non potremmo produrre – aggiunge Violante – quel tipo di modello, perché logisticamente non riusciremo ad arrivare a 50mila vetture l’anno. Ma qui non si parla nemmeno di modelli di lusso. Oggi produciamo ancora, ma non riusciremo ad andare avanti ancora per molto”.

Per il lavoratori, infatti, “tempo un paio d’anni – dice Violante – e con questi modelli a livello concorrenziale siamo già fuori dal mercato, forse ancora meno di due anni e questo i lavoratori lo percepiscono perfettamente, per questo ad ogni dichiarazione di Marchionne le paure aumentano”.

“Continuano ad arrivare con il contagocce – afferma invece Francesco Ori, assessore provinciale al lavoro – informazioni sul futuro della Maserati e del suo stabilimento modenese, oggi definito fisicamente limitato in rapporto alle intenzioni dell’ad Sergio Marchionne. Modena ha già esplicitato in più di un occasione la disponibilità a sostenere il gruppo Fiat e a verificare le condizioni di adeguamento dei suoi stabilimenti, è un atteggiamento doveroso per chi governa un territorio che ha tra le sue priorità il lavoro”.

Lo stabilimento di Modena, infatti, anche qualora passasse dagli attuali due a tre turni di lavoro, potrebbe raggiungere una capacità produttiva massima di 15mila vetture l’anno, decisamente inferiore alle 50mila auspicate da Marchionne.

E, con tutta probabilità, nemmeno la disponibilità offerta dal comune di Modena di ampliare lo stabilimento avvalendosi dello spazio adiacente di Via Divisione Acqui (dove vi è un campetto da calcio attualmente) non potrebbe essere sufficiente.

“Sappiamo – aggiunge Ori – che è nelle intenzioni di Fiat un aumento importante di volumi di produzione di Maserati e soprattutto un ingresso del Tridente in fasce di mercato diverse da quelle oggi occupate, siamo quindi consapevoli dei limiti dell’attuale stabilimento. Chiediamo a Fiat, però, di chiarire quali siano suoi bisogni, quale il piano industriale per Maserati. Solo in questo modo potremo garantire il nostro pieno sostegno nel rendere più competitivo un marchio a noi caro. Noi ci siamo e non ci tiriamo indietro”.

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