Prestanome emiliani al soldo della ‘ndrangheta con uno scopo: prendere il controllo del mercato immobiliare di Bologna usando i proventi del clan. Questa l’ipotesi investigativa della Direzione distrettuale antimafia di Bologna e della squadra mobile che, con l’operazione “Golden Jail” scattata questa mattina, hanno notificato provvedimenti a 25 persone a cui è stato contestato il reato di interposizione fittizia per l’acquisto di beni.

Una di queste, Francesco Ventrici, 39 anni e già noto alle forze dell’ordine, è finita in carcere perché sospettata di essere al vertice dell’organizzazione con un altro pezzo grosso della mafia calabrese. Si tratta del sorvegliato speciale Vincenzo Barbieri, l’affiliato al clan Mancuso da tempo residente in Emilia Romagna e ucciso in un agguato lo scorso 13 marzo mentre si trovava a San Calogero, provincia di Vibo Valentia.

Tra i provvedimenti firmati dal gip Alberto Gamberini su richiesta del sostituto procuratore di Bologna Enrico Cieri, ce n’è anche uno che, contenuto nel pacchetto sicurezza, finora non era stato ancora applicato: il sequestro preventivo dei beni ereditati dai familiari di Barbieri dopo il delitto.

Una decina di milioni di euro il valore dei sequestri, che comprendono le quote della società Tiche Srl (sempre di proprietà di Barbieri), proprietaria dell’hotel King Rose di Granarolo dell’Emilia, comune a una decina di chilometri dal Bologna. E poi c’è una casa in un altro piccolo centro del circondario, una villa a San Martino di Bentivoglio, in cui Ventrisci stava con moglie e figli di giorno (il tribunale di Vibo Valentia gli aveva infatti imposto di trascorrere la notte in un altro luogo, sempre in zona) e dove – ipotizzano gli inquirenti – sarebbero avvenuti anche diversi incontri tra affiliati e gregari dell’organizzazione.

Inoltre c’è un terreno a Castagnolo Minore su cui si sta costruendo un nuovo edificio, più un paio di automobili di grossa cilindrata. In mattinata sono scattati i sigilli anche per un’agenzia immobiliare, la Futur Program Snc, che ha sede a San Lazzaro di Savena, periferia di Bologna, e che è un franchising del gruppo Gabetti.

Nel corso delle prime ore della mattinata sono state condotte 17 perquisizioni non solo a Bologna. Tredici hanno avuto luogo in Calabria e in una è saltata fuori una sorpresa. A casa di Concetta Anna Santacroce, factotutm di Barbieri insieme al suo compagno, Giuseppe Fortuna (entrambi risiedono nel bolognese malgrado oggi si trovassero a Vibo Valentia), è stato trovato un bossolo. In base al racconto che la donna, lo avrebbe raccolto a San Calogero, dove il boss calabrese è stato assassinato meno di due mesi fa. Un gesto, quello di Santacroce, che si spiegherebbe con le ragioni del delitto, forse una vendetta interna per alcuni errori che Barbieri avrebbe commesso poco prima di morire nella compravendita di stupefacenti.

Le altre perquisizioni hanno riguardato Mantova e Modena. Qui infatti vivevano alcuni dei professionisti senza precedenti di cui si sarebbe avvalso il clan. Per alcuni di loro – tra cui un avvocato, un commercialista e un geometra, tutti nati e residenti al nord – il pubblico ministero aveva richiesto un provvedimento di custodia cautelare, negato però dal gip perché – recita l’ordinanza – “incensurati e di modesta pericolosità sociale”. Contro questo no è stato presentato ricorso, che se dovesse essere accolto in toto comprenderebbe anche l’aggravante dell’associazione a delinquere. E comunque rimane confermato il “livello apicale” – è stato scritto sempre nel provvedimento del gip – dell’organizzazione a cui Ventrici partecipava insieme al defunto Barbieri.

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