Non è servito in questi anni nascondere la polvere sotto il tappeto, cancellare i sacchetti di spazzatura dai telegiornali “amici”, il problema rifiuti in Campania è rimasto immutato. La cronaca quotidiana offre l’occasione per tornare ad occuparsi di questo disastro ambientale, tornano protagonisti personaggi e vicende che sembravano archiviate. Prima le indagini della Procura di Napoli sulla realizzazione della discarica di Chiaiano e sulle infiltrazioni della malavita; poi, proprio ieri, i nuovi sequestri di beni riconducibili all’imprenditore faccendiere Cipriano Chianese, legato al clan dei Casalesi. Sequestri effettuati nel Veneto e che conducono ad attività in Turchia, Australia, Brasile, Francia e ad affari negli Usa. Torna alla mente la civile protesta, bollata come “criminale”, dei comitati contro l’apertura del sito di Chiaiano, fortemente voluto da Guido Bertolaso.

Nel mio libro La Peste, scritto con Nello Trocchia, ricostruiamo la gara d’appalto per la gestione della discarica, evidenziamo le anomalie, e oggi si scopre il potere di condizionamento della camorra e che la ditta vincitrice è interdetta ai fini antimafia dalla prefettura di Napoli. Le anomalie nell’affidamento della gara avrebbero consigliato un monitoraggio continuo e, invece, oggi gli inquirenti parlano di un fondo della discarica realizzato con argilla di seconda mano ed è reale il rischio di infiltrazione del percolato nelle falde acquifere, all’orizzonte un nuovo disastro ambientale. Anche all’imprenditore Chianese, La Peste dedica ampio spazio, alle sue amicizie altolocate, ai rapporti con uomini dei servizi, alle sue coperture. Un personaggio che la procura di Napoli definisce “ideatore del sistema ecomafie in Campania”.

Il passato e le scelte scellerate compiute negli ultimi anni di gestione, sotto il governo Berlusconi, presentano un conto salatissimo in termini ambientali ed economici. Il piano proposto dalla Regione offre linfa vitale alle cricche pronte a fiondarsi sull’affare inceneritori, mentre in 17 anni di “finta” emergenza non si è costruito neanche un impianto di compostaggio. Mentre avanza la nuova crisi, il comune di Napoli si è rifiutato di varare un’ordinanza per dividere la frazione secca da quella umida, un primo passo per contenere e frenare questa nuova ondata di sacchetti. In questo disastro c’è la percezione, suffragata da prove e omissioni, che questa Peste convenga ad un sistema trasversale che con i rifiuti e tra i rifiuti continua ad esercitare il suo potere.

Articolo Precedente

Vogliamo la differenziata a Napoli!

next
Articolo Successivo

Bruxelles, salta l’accordo sul nucleare

next