Un permesso di soggiorno temporaneo per i migranti, concesso agli immigrati provenienti dal Nord Africa in modo da permettergli di raggiunge gli altri Paesi europei. E’ questo l’accordo raggiunto nel corso del vertice di questa sera a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e la Lega Nord. E’ “la quadra”, come la definisce Umberto Bossi, che permette di trovare una soluzione rapida all’emergenza causata dall’arrivo di migliaia di persone dalla Tunisia. Ma soprattutto una soluzione di compromesso che, almeno per il momento, evita tensioni all’interno della maggioranza sulla gestione dell’emergenza.

Il governo sta lavorando su più fronti per evitare che il flusso continuo di extracomunitari in Italia possa deflagrare, creando problemi alla stessa tenuta della maggioranza. Il premier e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, si sono spesi in prima persona, andando in Tunisia per trovare un accordo che blocchi definitivamente le partenze dei barconi di immigrati dalle coste nordafricane verso l’Italia. Lo stesso Maroni oggi è tornato a Tunisi, per un colloquio con il ministro dell’Interno tunisino, Habib Essid. ”Siamo qui per concludere l’accordo”, ha spiegato Maroni, a cui da ieri sta lavorando una commissione tecnica italiana guidata dal prefetto Rodolfo Ronconi, direttore della Polizia delle frontiere. Motovedette, gip e fondi – per un totale di almeno 250 milioni – in cambio dei blocchi alla partenza dei migranti e del loro rimpatrio. Queste le disponibilità di Maroni per trattare. Sempre tenendo conto della posizione di Berlusconi che ha ricordato che l’Italia ha l’obbligo della accoglienza, ma anche della “soluzione” prospettata da Bossi che spinge a inviare gli extracomunitari fuori dai confini nazionali, o meglio “padani”. Le elezioni per le amministrative, infatti, sono vicine (si vota a maggio) e l’aumento di immigrati al Nord spaventa il Carroccio.

Il Senatur con i suoi nei giorni scorsi non ha nascosto una forte irritazione nei confronti dell’alleato a causa di quelle posizioni, giudicate troppo morbide, sul dossier “immigrati”. Ma nel Pdl riprende vigore la fronda “sudista” che teme una preponderanza della componente nordista del governo. Sessantadue parlamentari in una lettera a Berlusconi hanno chiesto di distribuire le tendopoli “in modo equo e proporzionato sull’intero territorio nazionale, senza continuare a gravare soltanto sul Sud”.

Nel mezzo c’è Roberto Maroni. Il ministro dell’Interno deve far di conto con il suo ruolo istituzionale che gli impone di rappresentare “l’intero territorio nazionale”, e con le pressioni interne di partito che non escludono trasferimenti di immigrati al Nord. Nel Carroccio risuonano ancora le parole pronunciate da Bossi la scorsa settimana: “Foera da i ball”, aveva sentenziato il senatur prefigurando nuove ondate di immigrati anche dalla Libia, proprio quando si vota per le amministrative. Il sindaco leghista di Treviso, Gianpaolo Gobbo, da voce alla base leghista: “In Veneto – dice – non c’è posto per nessuno”. E’ proprio quello che temono gli alleati del Pdl. La lettera dei 62 pidiellini è chiara: le tendopoli vanno distribuite sull’intero territorio nazionale. Si tratta di una ferita sulla quale il Pd getta sale: “E’ immorale che in nessuna regione del Nord Italia siano stati predisposti luoghi di accoglienza”, afferma l’eurodeputato Andrea Cozzolino. “Si eè passati dai 1.500 euro a immigrato per mandarli via, al ’fora da i ball’ di Bossi, fino alla soluzione Maroni che e’ stata quella di farli fuggire dalle tendopoli’, afferma Davide Zoggia, responsabile Enti Locali dei Democratici.

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