Una settantina dicadaveri, quasi certamente di migranti morti durante una traversata verso le coste italiane, sono stati recuperati davanti alle coste libiche, nei pressi di Tripoli. La notizia, che risale a giovedì scorso, è stata confermata all’ANSA da padre Joseph Cassar, responsabile del servizio dei Gesuiti per i rifugiati a Malta, che ha detto di averla appresa da alcuni profughi eritrei che si trovano ancora in Libia. I corpi sono stati sepolti nella stessa giornata di giovedì senza che fossero stati riconosciuti.

Le vittime potrebbero far parte del gruppo di 68 migranti, in gran parte somali ed eritrei, partito dalle coste libiche e di cui non si avevano più notizie dal 25 marzo scorso. A dare l’allarme era stato don Mosè Zerai, presidente dell’agenzia Habesha che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo. Il sacerdote aveva ricevuto una richiesta di aiuto lanciata attraverso un satellitare dagli immigrati che avevano riferito di trovarsi in difficoltà, senza viveri e con poco carburante. Un altro barcone con 335 persone a bordo risulta disperso da due settimane. L’agenzia Habesha e l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) anche in questo caso hanno dato l’allarme chiedendo che vengano intensificate le ricerche nel Mediterraneo.

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