Se nel destino di Muammar Gheddafi c’è l’esilio, il paese ospitante potrebbe essere l’Italia. A confermarlo è l’arrivo nel nostro paese delle famose 40 amazzoni della sua guardia personale, che secondo fonti ben informate sono state accolte “in gran segreto negli appartamenti di via Olgettina a Milano 2”, proprio nello stesso palazzo dove vivono le ragazze del bunga bunga. Per l’occasione il residence ha acquisito lo status di “luogo di preminente interesse per la sicurezza nazionale”. La vicenda è trapelata dopo la richiesta, indirizzata al Magazzino Centrale del Vestiario della Polizia di Stato di Roma, di 40 divise da poliziotte, da fare recapitare in una località riservata vicino a Milano. I sospetti sono tutti su Arcore, ma questo non c’è scritto nel comunicato con cui ieri il sindacato di polizia Coisp ha diramato la notizia. Una notizia burla, diffusa per confezionare un pesce d’aprile per la stampa nazionale. E non è l’unica. Le amazzoni sono state reclutate “come attrici da impiegare in una fiction televisiva targata Rai, incentrata sulla vita e sulle amicizie del Colonnello Gheddafi, in cui il presidente del Consiglio dovrebbe partecipare impersonando se stesso”.

In un altro comunicato del Coisp si legge che a breve verranno consegnati a tutte le sedi di polizia “quantitativi di kit di pulizia adeguati a iniziare la sperimentazione del ‘self cleaning’ da parte degli appartenenti agli uffici”. Si tratta di una sperimentazione fortemente voluta dal ministro Renato Brunetta, che con questi kit denominati “Polizia Efficiente Serena Consapevole Economica” vuole ottimizzare i costi dei servizi di pulizia.

“Sono quindici anni che facciamo il pesce d’aprile – spiega Franco Maccari, segretario generale del sindacato – e ogni anno qualcuno ci casca. E’ capitato anche all’Ansa”. L’anno scorso si era trattato di scorte e auto blu. Secondo il comunicato del Coisp tutti i politici avrebbero dovuto provvedere da soli alle spese per il servizio di protezione. “Seguirono polemiche di ogni genere – racconta Maccari – e il ministro Brunetta, competente in materia, rilasciò addirittura una dichiarazione dove annunciava che se ne sarebbe occupato di persona. Deve essersene occupato davvero – ironizza il segretario – visto che dall’anno scorso auto e scorte sono aumentate”.

Ma nei comunicati del Coisp per il primo aprile l’ironia non è fine a se stessa. “La storia delle amazzoni residenti in via Olgettina è un ovvio richiamo alle serate nella villa di Arcore – spiega – dove venivano impiegati mezzi di polizia, quando tra gli agenti c’è chi non cambia la divisa da dieci anni perché non ci sono soldi. Per noi è stato un insulto”. E lo scherzo lascia il posto all’amarezza, alla rabbia. Maccari confessa che nella storia dei kit del ministro Brunetta non tutto è fantasia. “Già l’anno scorso ci fu un taglio del 30% sui fondi gestiti dalle prefetture e destinati agli appalti per la pulizia – precisa – e quest’anno il taglio si ripeterà per tutte le categorie di appalti. Così vuole la finanziaria voluta da Tremonti”. Si taglia su tutto, dalla benzina al cibo per cani. E i fornitori spesso devono attendere anni per essere pagati. “Se ancora qualcuno non l’avesse capito – continua Maccari – qui si chiude baracca. Il 70% del parco veicolare in attesa di riparazioni è fermo per banalità, perché i soldi per la manutenzione sono finiti già a gennaio”. Conferma definitiva di un sistema al collasso sarebbero le recenti dimissioni del sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. “Lui è l’unica persona che ci ha sempre dimostrato impegno e correttezza – ammette il segretario del Coisp – per il confronto era sempre disponibile. Evidentemente era stanco di vedersi sconfessare da un premier che non sa né può più mantenere le troppe promesse che ogni giorno si lascia sfuggire per pura propaganda”.

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